L'Ue chiede all'Italia di regolarizzare i precari nella scuola
Problemi per Renzi. La corte di Giustizia europea impone all'Italia di assumere tra le 250 e le 300 mila persone.
La normativa sui contratti di lavoro a tempo determinato nella scuola italiana è contraria al diritto dell'Unione e quindi il personale precario della scuola in Italia, che abbia svolto almeno 36 mesi di servizio, dovrà essere regolarizzato. La Corte di Giustizia Ue infatti ha stabilito che "il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato".
Il numero degli insegnanti precari che hanno prestato servizio in una scuola per più di tre anni è stato stimato tra le 250 e le 300 mila unità, ossia circa il 15 per cento della forza lavoro tra il 2006 e il 2011. Secondo la sentenza della corte di Giustizia europea, che fa giurisprudenza, queste persone potranno, rivolgendosi a un tribunale del lavoro italiano, ottenere l'assunzione all'interno del sistema scolastico. Chi nel frattempo ha già trovato un impiego al di fuori della scuola invece potrà chiedere un risarcimento.
[**Video_box_2**]La data del 2011 è importante perché fino a quel momento, e a partire dal 1999, non si sono svolti concorsi pubblici per l'immissione in ruolo dei supplenti , rendendo quindi il ricorso alle supplenze illegale, secondo la Corte, in quanto lo avrebbe trasformato in una soluzione duratura per problemi che invece dovrebbero essere temporanei. Nella sentenza odierna la Corte sottolinea che la normativa europea prevede che ci siano sanzioni per prevenire e punire abusi nei contratti di lavoro e sottolinea che non è possibile escludere il risarcimento per le vittime di tali abusi, come invece di fatto prevede la normativa italiana. La Corte chiede quindi che l'Italia introduca un tale sistema, ma in nessuna parte della sentenza, tuttavia, si dice che l'applicazione di tale sistema di risarcimenti debba essere applicato in modo retroattivo.
La sentenza arrivata dal Lussemburgo è la conclusione di un iter giudiziario che ha avuto origine da una causa comune presentata da un gruppo di lavoratori precari assunti in istituti pubblici come docenti e collaboratori amministrativi in base a contratti di lavoro a tempo determinato stipulati in successione: tutti loro hanno lavorato durante periodi differenti, ma non sono mai state impiegati per meno di 45 mesi su un periodo di 5 anni. Sostenendo l’illegittimità di tali contratti, i denuncianti hanno avevano chiesto per via giudiziaria la riqualificazione dei loro contratti in rapporto di lavoro a tempo indeterminato, l’immissione in ruolo, il pagamento degli stipendi corrispondenti ai periodi di interruzione tra i contratti nonché il risarcimento del danno subito.
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