Onore e disciplina. Bravò
Parlando agli allievi della scuola della Guardia di Finanza, Matteo Renzi ha richiamato due princìpi che dovrebbero caratterizzare il comportamento dei servitori dello stato: l’onore e la disciplina.
Parlando agli allievi della scuola della Guardia di Finanza, Matteo Renzi ha richiamato due princìpi che dovrebbero caratterizzare il comportamento dei servitori dello stato: l’onore e la disciplina. Si tratta di concetti che a prima vista appaiono un po’ superati, adatti ai raduni dei Carabinieri più che alla dialettica politica contemporanea, e proprio in questo sta l’elemento di interesse di questa “riesumazione”. Il tema del discorso era in sostanza quello delle condizioni per chiedere alla cittadinanza la fedeltà fiscale, uno dei punti cruciali e critici del rapporto attuale tra stato e cittadini. Per impostare in modo efficace questo rapporto, secondo il premier, lo stato deve accompagnare i cittadini, aiutarli a compiere il loro dovere, invece di continuare a mantenere l’atteggiamento pigramente protervo della tradizione burocratica. Per operare questo cambiamento, oltre all’opera di revisione normativa affidata alla riforma delle leggi – che deve puntare soprattutto alla semplicità, per rendere chiaro ai cittadini che cosa è giusto e che cosa non lo è – è essenziale un comportamento adeguato da parte dei funzionari pubblici.
E’ qui, in una logica in cui si sottolineano i doveri dello stato nei confronti dei cittadini, che assume un senso peculiare il richiamo all’onore e alla disciplina. Chi chiede ai cittadini di adempiere a obblighi spesso pesanti (gli obblighi fiscali, per esempio) deve sentire questo come un servizio, da prestare con spirito civico e senza arroganza, proprio con quei caratteri di onore e di disciplina che sono stati richiamati, con l’impiego di una retorica che riesce a riproporre tematiche apparentemente superate inserendole però in un contesto rinnovato che proietta su di loro una luce diversa e più convincente.
Il Foglio sportivo - in corpore sano