Rajoy in Spagna ha solo l'economia per salvarsi dalla corruzione
“La Spagna non è corrotta, la maggioranza dei politici è decente”, ha detto ieri il premier spagnolo, il giorno dopo le dimissioni del suo ministro della Sanità, la fedelissima Ana Mato.
Roma. “La Spagna non è corrotta, la maggioranza dei politici è decente”, ha detto ieri il premier spagnolo Mariano Rajoy davanti al Congresso dei deputati riunito in sessione plenaria, convocata per presentare le misure del governo contro la corruzione, dopo una serie di scandali che ne hanno messo a rischio la stabilità politica. Rajoy aveva detto che non lo avrebbe fatto, questo discorso al Parlamento, ancora a fine ottobre dalla Moncloa dicevano che non c’era bisogno di radunare il Congresso per parlare di corruzione. Meglio concentrarsi sull’economia, quella sta andando bene, è la narrazione giusta da fare agli elettori. Ma poi è arrivato novembre ed è arrivata “Operación Púnica”, l’inchiesta gigantesca di mazzette e fondi neri che ha messo in prigione 51 politici di alto rango (soprattutto popolari, ma anche i socialisti non se la passano bene), che ha lambito il governo e che gli stessi giornali spagnoli hanno chiamato “tangentopoli”, tanto grande è stato lo scandalo. E per Rajoy è stato tanto più doloroso, questo discorso, perché è arrivato il giorno dopo le dimissioni del suo ministro della Sanità, la fedelissima Ana Mato, ancora una volta (è qui il colpo grave) per un caso di corruzione.
Mato è rimasta invischiata in un vecchio scandalo, quel caso Gürtel che è iniziato nel 2007 e che è il padre di tutti gli scandali politici spagnoli (da una costola di Gürtel l’anno scorso è nata l’inchiesta Bárcenas, che scoprì la contabilità segreta dell’ex tesoriere del Partito popolare). L’ex ministra non è stata incriminata, ma è definita “partecipe a titolo lucrativo”. Vale a dire, beneficiava dei proventi della corruzione del suo ex marito, che è stato sindaco di una cittadina vicino Madrid. Da 27 anni in politica, Ana Mato è una sopravvissuta. Al naufragio del governo Aznar, alle prime sconfitte con Rajoy come segretario popolare, all’uscita delle rivelazioni sul caso Gürtel, perfino alle accuse di malasanità dopo il primo contagio in Europa del virus ebola. Rajoy l’ha sostenuta fino all’ultimo, l’ha sempre voluta vicina nelle fotografie del governo, e si dice che Mato fosse decisa a sopravvivere ancora, ma che sia stato il premier, questa volta, a chiederle di mollare – e a evitarla, dopo lo scandalo, per non far uscire foto dei due insieme.
Le dimissioni di Mato sono un buon indizio di quanto sia grave la crisi politica in Spagna, e di come gli scandali e la corruzione stiano mettendo in pericolo le riforme coraggiose del governo Rajoy e un’economia che sta ricominciando a crescere. Nell’ultimo mese, dopo l’inizio della Operación Púnica, l’approvazione del premier è scesa a poco più del 13 per cento e il Partito popolare è crollato al terzo posto nei sondaggi, dietro ai socialisti e dietro a Podemos, il partito antisistema nato meno di un anno fa e oggi primo nel paese.
[**Video_box_2**]Davanti al Congresso, ieri Rajoy ha presentato un “piano di rigenerazione democratica”, una serie di misure (alcune delle quali già scritte ma bloccate tra gli ingranaggi del sistema legislativo spagnolo) che comprende una nuova legge sul finanziamento dei partiti, un nuovo statuto per la nomina delle alte cariche, una riforma parziale del codice penale. Rajoy ha detto che “capisce l’indignazione dei cittadini” per gli scandali, ha ammesso che il suo partito ha avuto “problemi seri”, ma “non esiste la corruzione generalizzata in Spagna”. Sono casi isolati, e lanciarsi nell’antipolitica, come fa Podemos, peggiora solo le cose. Nel suo discorso iniziale Rajoy non ha citato mai l’ex ministra Mato, lo ha fatto solo nella replica finale, dopo aver rigettato le accuse del segretario socialista Pedro Sánchez (facile, visto che anche i socialisti sono coinvolti pesantemente negli scandali). Ana non sapeva dei crimini dell’ex marito, se si è dimessa è per riaffermare il comportamento esemplare dei popolari. Ieri Rajoy ha ribadito il concetto in un editoriale pubblicato sul giornale la Razón. “Allo stesso modo in cui abbiamo lavorato duramente per vincere la crisi economica”, ha scritto, “dobbiamo recuperare la fiducia degli spagnoli”. Ma il divario creato dagli scandali è grande, e ora Rajoy può solo sperare che i numeri buoni della ripresa economica escano dalle statistiche e inizino a farsi sentire tra gli elettori delusi.
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