Nove colonne
Mafia alla vaccinara
“Trattativa in grande spolvero”. Sassi in bocca e coppole de Trastevere. La piovra sbarca a Roma. Magris e Saviano. A Roma cronisti in grande spolvero alla ricerca di una lupara a Tor Pignattara.
Mafia alla vaccinara, la lupara a Tor Pignattara. “Trattativa in grande spolvero”. Sassi in bocca e coppole de Trastevere. La piovra sbarca a Roma. Il grande giornalismo si attrezza per il racconto. Comincia da par suo il Corriere della Sera che, con Francesco Giavazzi e Alberto Alesina, offre un’inchiesta da prima pagina: “Cadaveri eccellenti nei pilastri di cemento di Corviale”. Il servizio, corredato dalle foto delle vittime, è accompagnato da un commento di Claudio Magris: “E’ il Sacco dell’Urbe. Alemanno peggio di Ciancimino”.
Mafia alla vaccinara, coppole de Trastevere. “La trattativa, grazie al tempestivo intervento della magistratura, è stata svelata”. Tutti i cronisti si danno da fare: “Altro che Totò Riina, Salvatore Buzzi è il vero Totò ’u Curtu. Altro che Binnu Provenzano, il vero Tratturi è Massimo Carminati, non a caso alloggiato al distributore di benzina sulla Cassia. I giornalisti aggiornano anche i soprannomi, basta con er Caccola, basta con er Guercio, niente più er Cozzaro Nero. Adesso solo ’u Malpassutu, ’u Verru, ’a Funcia di Ficudinnia. La cupola è coppola”.
Mafia alla vaccinara, sassi in bocca. “E’ stata sventata una strategia”, scrive Fiorenza Sarzanini, “il Quirinale trema. L’attuale inquilino dovrà rispondere davanti ai pm e questa volta non nell’agio del palazzo ma seduto sul prato dello Stadio Olimpico dove già la procura immagina di allestire il maxi-processo che restituirà la verità e la legalità ai cittadini della Repubblica”.
Mafia alla vaccinara, sassi in bocca. “Sventata una strategia”, scrive, sempre sul Corriere, Massimo Franco: “Quella di portare all’elezione, per la Presidenza della Repubblica, Riccardo Muti. Già, proprio Muti. Per far passare i fanti. Tutti i picciotti da’ ’a Garbatella. E’ una storia purtroppo già nota”.
Mafia alla vaccinara, altro che Giorno della Civetta. E’ il Giorno della Zoccoletta. E con la frangetta da suora laica, Beppe Severgnini, dalla rubrica “Italians”, punta il dito contro tutti i protagonisti della trattativa: “Non solo il Quirinale, non solo i servizi deviati, non solo il Vaticano, chiamo a rispondere anche i colletti bianchi, quelli che nei teatri della città hanno rifiutato di ospitare ‘La Vita è un viaggio’, uno spettacolo recensito, peraltro, con grande entusiasmo dal Corriere della Sera. La denuncia civile troverà il suo agone!”.
Mafia alla vaccinara, peggio del “Padrino”. “Più salgo su e più si sente la puzza”, questo l’attacco del pezzo a firma di Roberto Saviano sulla Repubblica. “Più si sente la puzza e si capisce chi ha ucciso il Ponentino”, prosegue lo scrittore che, dopo aver descritto il dolore di una città costretta a scendere a patti con la criminalità, alza il tiro: “Non abbassare la guardia. C’è la camorra a Roma”. L’affermazione, in verità perentoria, accende un dibattito nel giornale ed è Carlo Bonini, forte di esperienza, a ridimensionare il convincimento di Saviano: “Ma che sta’ a di’, altro che Riina, qua è peggio de Palermo”.
2 Ed è pur sempre il Corriere, forte della lezione di Severgnini, a dare la linea a tutta la stampa. “I killer di Pier Paolo Pasolini hanno finalmente un volto”, così si legge nell’articolo di Giavazzi e Alesina, “è quello dei mafiosi agli ordini di Carminati legati a filo doppio con i servizi deviati e i terroristi neri. Sono i Nar, infatti, ad aver eseguito il lavoro sporco all’Idroscalo di Ostia mettendo a segno, a distanza di anni, un colpo che echeggia oggi in un cupo rintocco d’omertà. E non è finita”.
[**Video_box_2**]. “A Tor Sapienza, in uno slargo dove un palchettista ha già predisposto microfoni e luci per un concerto dei neomelodici, tutto è silenzio. Ma non è finita”, proseguono Giavazzi e Alesina, “dalle intercettazioni si sono ricavate prove sufficienti e rivelazioni per portare alla luce un’altra pagina mai scritta, la verità sulla sparizione di Emanuela Orlandi. Sono stati i terroristi neri, infiltratisi tra i sinceri democratici della Cooperativa 29 giugno. E non è finita”.
. “E non è finita, no”, annota Claudio Magris, “è stata la banda della Magliana a manomettere i rilevatori nella zona a traffico limitato nel centro di Roma, a piazzare nel parcheggio del Senato e poi a spostare la Panda rossa del sindaco in un’area di sosta vietata. Un tentativo ignobile per macchiare l’onorabilità di un eroe normale, un combattente borghese, un testimone di legalità qual è Ignazio Marino”. Mafia alla vaccinara, la lupara a Tor Pignattara.
Il Foglio sportivo - in corpore sano