Socialisti che sbagliano
Ma che c’entrano Formica e De Michelis con lo sciopero generale?
Fra tre giorni si svolgerà lo sciopero generale indetto dalla Cgil e dalla Uil per protestare contro la riforma del mercato del lavoro che il governo realizzerà su delega del Parlamento. Se si trattava di una operazione puramente propagandistica qualche settimana fa, quando fu proclamato allo scopo di premere sulla sinistra del Partito democratico perché rifiutasse la delega richiesta dall’esecutivo, è diventata palesemente inutile ora che l’iter parlamentare è concluso e il sindacato, caso mai, può trovare uno spazio solo se impone argomenti convincenti da far valere nella fase attuale che è quella di stesura dei decreti delegati. Chiunque abbia esperienza concreta del negoziato sa che questa è la situazione, e proprio per questo fa una certa impressione che persone che quell’esperienza hanno senz’altro maturato, come Gianni De Michelis e Rino Formica, si schierino ora inopinatamente al fianco dello sciopero protestatario e insensato, augurandosi addirittura che questa sceneggiata che sarà dominata dall’esibizione plateale dell’antagonismo “apra la stagione della costruzione di un largo fronte politico e sociale del riformismo socialista”.
L’argomento impiegato per attaccare il governo di Matteo Renzi è esplicitamente nostalgico, denuncia la rottura della “tradizione della sinistra storica”, riesumando gli argomenti che furono usati contro il decreto di San Valentino del governo di Bettino Craxi. E’ davvero difficile vedere come possa una resistenza conservatrice appoggiata da agitazioni estremistiche, cioè una pratica che è anti riformista da ogni punto di vista, dare vita a quella rinascita socialista e riformista di cui parla De Michelis. Naturalmente va considerata la condizione di ingiusta emarginazione sofferta da esponenti della diaspora socialista, persino un certo spirito di rivalsa di chi avendo subìto attacchi ingiusti dal sindacato ora vede con malcelata soddisfazione che questa stessa manovra viene condotta verso altri. Si può forse comprendere, anche se resta piuttosto difficile, le ragioni psicologiche di questo atteggiamento, che però resta assurdo dal punto di vista politico o anche semplicemente razionale.
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