Rublo e petrolio rallentano la discesa. Borse contrastate, bene Milano
Il listino russo in giornata arriva a cedere il 12 per cento e la moneta perde sia sul dollaro sia sull'euro. Poi la ripresa accompagnata da quella dei prezzi del Brent, tornato sopra i 60 dollari a barile.
Il rublo recupera su dollaro e euro, pur restando in forte perdita e il prezzo del greggio arresta la sua discesa. La giornata tra le Borse internazionali chiude una giornata caratterizzata da un'altissima tensione e un'elevata volatilità. Alla vigilia della prima votazione del nuovo presidente greco, altro elemento di forte instabilità sui mercati finanziari, il Ftse Mib di Milano ha registrato un progresso del 3,27 per cento e il Ftse All Share del 3,05 per cento, registrando la migliore performance tra le Borse europee.
A spingere al rialzo gli indici sono stati soprattutto i titoli bancari, con Bper (+6,64 per cento) e Ubi Banca (+5,70 per cento), regine tra le blue chips. Gli acquisti hanno premiato anche molti titoli del comparto energetico, compresi i petroliferi, che rimbalzano dopo i recenti cali: Saipem (+4,87 per cento), Tenaris (+4,49 per cento), Snam (+4,26per cento), Eni (+3,91 per cento), Enel (+3,80per cento), e Terna (+3,39 per cento), con il greggio che recupera dai minimi di giornata.
Sul fronte macroeconomico la giornata è stata abbastanza ricca, da una parte l'indice Pmi europeo è stato migliore delle attese ma non quello tedesco, ai minimi da 18 mesi, cosa che potrebbe spingere la Germania ad alleggerire la sua posizione rispetto agli interventi prospettati dalla Banca centrale europea per sostenere l'economia. Intanto, sul fronte dei cambi, la moneta unica passa di mano a 1,2504 dollari (1,2470 ieri e 1,2449 in avvio), e 146,70 yen (146,94 e 146), con il biglietto verde che vale 117,31 yen (117,77 e 117,31). Il petrolio Wti sale dello 0,07 per cento a 55,92 dollari al barile.
In mattinata, il rublo aveva continuato la propria discesa dopo il crollo del dieci per cento sul dollaro registrato ieri. Si è trattato della la giornata peggiore per la valuta russa in 16 anni, anche in seguito all'aumento nella notte dei tassi di interesse al 17 per cento dal 10,5 per cento i cui effetti positivi si sono esauriti in breve tempo questa mattina. "Dobbiamo imparare a vivere in una realtà nuova, a concentrarci di più sulle nostre risorse per finanziare nuovi progetti e pensare a sostituire le importazioni, ha commentato questa mattina in un intervento in televisione la governatrice Elvira Nabiullina, attribuendo la crisi a fattori esterni, una narrativa che gli analisti tuttavia cominciano a mettere in discussione.
[**Video_box_2**]Anche se prosegue il calo del prezzo del petrolio, il prezzo del Brent, dopo essere sceso sotto la soglia dei 60 dollari per barile per la prima volta dal maggio 2009, in chiusura di mercati è tornato a risalire sopra la soglia critica dei 60 dollari. Elemento che ha permesso anche al rublo russo di rifiatare, sebbene per gli analisti l'equazione che vede strettamente legati rublo e petrolio non sia l'unica spiegazione della debolezza della moneta russa. Non solo perchè il calo della valuta russa è decisamente più marcato di quello del Brent. Il ceo di Rosneft Igor Sechin oggi è stato costretto a negare, definendole come "provocazioni" le voci su un ruolo nel crollo del rublo dell'emissione, da parte della compagnia petrolifera di stato, di un bond da 62,5 miliardi di rubli (10,5 miliardi di dollari al valore del rublo di venerdì). "La caduta del rublo e dei mercati azionari non è solo una reazione al prezzo basso del petrolio e alle sanzioni ma alla sfiducia delle misure economiche del governo", ha scritto in un tweet l'ex ministro delle Finanze Aleksei Kudrin (che gestì la crisi del 2008-2009 e fu per i mercati e la comunità internazionale garanzia di ripresa).
D'alttra parte, sul fronte della produzione di petrolio, da parte dei paesi Opec non si preannuncia nessun nuovo intervento per aumentare i prezzi del greggio. Suhail al Mazrouei, ministro degli Emirati Arabi Uniti, ha detto che nessuna riunione d'emergenza è prevista a breve tra i passi Opec, "anche se il prezzo del greggio dovesse arrivare a 40 dollari a barile".
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