Grillo fa ridere, almeno
Beppe Grillo è un uomo di spettacolo che ride e sa far ridere, chi potrebbe negarlo. In superficie, sì, resta il capo di una setta squinternata a vocazione apocalittico-internettiana, e come dott. Gribbels esprime più che una punta di fascioqualunquismo malmostosamente anti sistemico.
Beppe Grillo è un uomo di spettacolo che ride e sa far ridere, chi potrebbe negarlo. In superficie, sì, resta il capo di una setta squinternata a vocazione apocalittico-internettiana, e come dott. Gribbels esprime più che una punta di fascioqualunquismo malmostosamente anti sistemico. Insomma una mezza fetenzìa. Ma sul piano comunicativo, e perfino nei recessi della sua antropologia televisiva, l’attore vale ancora il prezzo del biglietto in platea. Un conto è leggerne, sui siti o sulla stampa, le intemerate belluine dispensate con larghezza di petto e fronte bronzea, altro è godersi il sonoro di quelle stesse sparate accompagnato dall’espressione del suo volto. Quando Grillo dice en plein air che il presidente Napolitano, altro che dimissioni, “dovrebbe costituirsi”, non sta proclamando editti ma li sta trasformando in battute massmediatiche. In altre parole, nel suo caso non si tratta del mattinale giornalistico-questurino stilato ogni giorno da Marco Travaglio sul suo bollettino per procuratori di complemento, poiché questo è solo piombo per palati grevi e anime rabbiose.
Grillo si rivolge invece a un uditorio più variopinto e, anche quando indossa la maschera truculenta, conserva pur sempre un che di ludico e gaglioffamente simpatico. Insomma ci sta prendendo pure molto per il culo, noitutti, Beppe Grillo, il che non significa che sappia fare politica, né che la sua proposta sia minimamente credibile o che possa indurci a limitare l’uso della ragione più revulsiva nei confronti delle sue fantasticherie pentastellate. Epperò, al netto di tutti i calci nel sedere che Grillo si merita (e che già prende dai suoi settari disillusi), viva la faccia. That’s all folks.
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