Baseball, musica, bandiera. Ma quanto sono americani i cubani
L’anti americana Cuba in realtà ha intessuto la propria identità di elementi presi dal potente vicino. La stessa bandiera cubana è ispirata alla Old Glory, e fu creata dal generale Narciso López, che voleva sì staccare Cuba dalla Spagna, ma per unirla agli Stati Uniti.
Roma. “Seguiamo con attenzione gli annunci della Casa Bianca riguardo alle relazioni cubano-americane. Informeremo i nostri soci sull’impatto eventuale di queste decisioni sulla maniera di gestire i loro affari con Cuba”, ha detto, appena un minuto dopo il discorso di Barack Obama, la Major League Baseball, preparandosi a fare incetta di talenti. A Cuba in proporzione il baseball è anche più popolare che negli Stati Uniti, e Fidel Castro è stato un appassionato giocatore (così come lo era il venezuelano Hugo Chávez). Addirittura, dal punto di vista geopolitico si potrebbe distinguere tra un’America latina del calcio e un’America Latina del baseball, corrispondenti alle aree di influenza inglese e americana tra fine XIX secolo e inizio XX. L’anti americana Cuba in realtà ha intessuto la propria identità di elementi presi dal potente vicino. La stessa bandiera cubana è ispirata alla Old Glory, e fu creata dal generale Narciso López, che voleva sì staccare Cuba dalla Spagna, ma per unirla agli Stati Uniti. “Nella gran confusione storica rimase come vessillo di una guerra di indipendenza, quando in realtà si trattava di una guerra di annessione”, ammise lo stesso Fidel Castro nella sua “Autobiografia a due voci” con Ignacio Ramonet. Ma poi, spiegava sempre Fidel, “si è coperta di gloria”, e “la sua origine dubbia è stata mille volte lavata col sangue più puro e solidale che sia mai stato versato perché Cuba potesse esistere”. Solo che dopo trent’anni di rivolte fu grazie all’intervento degli Stati Uniti che Cuba divenne indipendente, in una guerra in cui il padre di Fidel era andato nell’isola come soldato dell’esercito spagnolo che aveva combattuto contro “gringos” e indipendentisti. Un ricordo di quella “fraternità d’armi” è il Cuba Libre, cocktail simbolo di Cuba, con la Coca Cola dei “liberatori” e il rum dei locali. Dopo aver ringraziato, i nazionalisti cubani si sentirono però defraudati della vittoria. Le interferenze di Washington avrebbero poi creato altro risentimento, e così sarebbe arrivata la Rivoluzione castrista.
Prima di farla, però, a 14 anni Fidel aveva scritto a Franklin Delano Roosevelt, chiedendogli un biglietto da 10 dollari, e proponendogli un affare con il ferro cubano, “il migliore del mondo”. Sul ferro non ebbe risposta, ma i 10 dollari li ricevette con dedica autografa. E altri 50 mila dollari li avrebbe ottenuti dalla Cia al tempo della guerriglia contro Batista, grazie anche alla fama di non comunista che gli aveva fatto ottenere il giornalista del New York Times Herbert Matthews (anche dopo la rottura con gli Stati Uniti, Fidel ha sempre continuato a tenere nel suo ufficio un busto di Abramo Lincoln).
Ancora, sono stati gli americani a lanciare Cuba come grande destinazione turistica, anche se oggi per l’embargo la loro presenza sulle spiagge dell’isola è minima. E’ stato tramite gli Stati Uniti che sono rimbalzate nel mondo le canzoni e le danze che costituiscono una delle principali risorse del soft power cubano: la salsa fu creata a New York da musicisti cubani, che contaminarono i loro ritmi con il jazz. E’ stato l’americano Ernest Hemingway a vincere con la storia cubana “Il vecchio e il mare” quel Nobel per la Letteratura che il cubano doc Alejo Carpentier non riuscì a vincere, sembra perché a Stoccolma si indispettivano per i suoi tentativi sfacciati di farsi raccomandare.
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