Che spasso Rep. che scopre la flessibilità
Largo Fochetti cambia verso anche sul Lavoro. Bravi! Con un però
Nell’éra della grande e irresistibile egemonia renziana ci siamo abituati da tempo a cambi di verso improvvisi, immediati, minacciosi, surreali spesso molto spassosi e ormai da tempo siamo qui a osservare autorevoli politici e attenti osservatori che dopo aver passato una vita intera a sostenere la bontà della tesi che “A è meglio di B” si ritrovano oggi perfettamente a loro agio a sostenere la tesi opposta, ovvero “che B, come si sa, è molto meglio di A”. Questa volta i protagonisti indiscussi della magnifica capriola di fine anno – capriola necessaria per essere in sintonia con il nuovo mondo del Nazareno – sono gli amici di Repubblica, che dopo aver passato una vita a sostenere le qualità taumaturgiche della lotta dura e senza paura a tutti i governi malintenzionati e desiderosi di riformare il lavoro partendo dall’abolizione dell’articolo 18 (e dopo aver passato una vita a spalleggiare i no alla flessibilità urlati ai quattro venti dai sindacalisti indignados) si ritrovano oggi a spargere incenso sulle proprie pagine per sostenere che in effetti abolire l’articolo 18, come ha fatto il governo Renzi, e imporre un nuovo modello di contratto unico a tutele crescenti, come ha fatto il governo Renzi, e far scorrere nel sangue delle imprese maggiore flessibilità, come vorrebbe fare il governo Renzi, è davvero una figata pazzesca, ma proprio pazzesca, che porterà grandi benefici all’umanità, rivoluzionerà il mondo del lavoro, stimolerà l’occupazione e porterà la pace nel mondo. Perché noi lo abbiamo sempre detto: B è meglio di A.
E così, sullo stesso giornale che appena dieci anni fa aveva ospitato accigliati editoriali a sostegno delle invasioni colorate del Circo massimo, delle battaglie contro le riforme del lavoro targate Berlusconi e Sacconi, delle coraggiose invettive contro gli attentatori dei diritti dei lavoratori, oggi, a pagina undici, troviamo invece degli articoli, ben fatti, in cui si spiega, le virgolette sono autentiche, come, grazie alla riforma del lavoro di Renzi, “ora conviene assumere con i contratti in pianta stabile che costano otto mila euro in meno”, con “i posti a tempo indeterminato che saranno notevolmente più convenienti di quelli a termine degli stessi cocopro” e con il contratto a tutele crescenti che porterà benefici infiniti. Repubblica scopre dunque il regno magico della flessibilità con la stessa nonchalance con cui da qualche tempo a questa parte ha scoperto il magico mondo del garantismo (e che bravo questo Napolitano che prende a mazzate i magistrati politicizzati, bravo presidente, noi siamo da sempre con te). Da un certo punto di vista, anche questa a suo modo è una forma di flessibilità. Perché solo gli scemi non cambiano idea, e questo si sa. Ma per non spiazzare troppo i propri lettori ci permettiamo di suggerire a Rep. di spiegare perché la flessibilità ieri era il male assoluto oggi invece è il bene supremo. Non sarà mica solo perché lo dice Matteo, non è vero Ezio?
Il Foglio sportivo - in corpore sano