Smetto quando voglio… a meno che non lo si annunci su Facebook
Più si rende noto a mezzo social un obiettivo di cambiamento, meno si riuscirà a realizzarlo. A confermarlo sarebbe una recente ricerca pubblicata dai dipartimenti di Scienze statistiche e di Scienze sociali dell’Università di Boston.
Roma. Il 2015 è appena iniziato, ma le liste di buoni propositi da cercare di realizzare durante l’anno sono già state stilate. Come ogni 31 dicembre. C’è chi ne ha fatto partecipi gli amici, chi se li è tenuti per sé, chi invece li ha spiattellati su tutti i social network, con tanto di hashtag #BuoniPropositi2015. Un buon modo per cercare di realizzarli davvero, si direbbe a senso: rendere pubblico un progetto è un modo per trovare maggiori motivazioni e poi, possibilmente, portarlo a compimento, per non sfigurare davanti agli occhi di amici e parenti. Peccato che questa teoria della pubblicità sia falsa. Più si rende noto a mezzo social un obiettivo di cambiamento, meno si riuscirà a realizzarlo. A confermarlo sarebbe una recente ricerca pubblicata dai dipartimenti di Scienze statistiche e di Scienze sociali dell’Università di Boston, nella quale si attesta come solo il 24 per cento dei buoni propositi di Capodanno venga portato effettivamente a termine. Un dato molto basso, che rispecchia l’inconsistenza delle promesse che ci si fanno aspettando la mezzanotte.
“Se i risultati dello studio sono in linea con altre ricerche e sondaggi”, ha detto un ricercatore al Daily News, “quello che ci ha stupito è stato invece il calo vertiginoso di chi dei propri buoni propositi ha reso partecipi gli amici: meno 78 per cento. Un calo dovuto soprattutto a chi ha deciso di postare sui social i propri obiettivi di cambiamento”. Dalle interviste e dall’incrocio di queste con la vita social dei partecipanti alla ricerca (circa 8 mila persone tra i 18 e i 45 anni) i ricercatori hanno registrato che chi non ha reso pubblico il proprio obiettivo è riuscito a realizzarlo nel 30 per cento dei casi, chi lo ha detto agli amici nel 21 per cento, chi invece lo ha postato su Facebook e Twitter solo nel 9 per cento delle occasioni è riuscito a fare ciò che si era ripromesso. “Quello che era uno sprone a perseguire un risultato, ovvero il giudizio degli altri, nella vita social si è attenuato sino quasi a scomparire”, ha sottolineato il capo del gruppo di studio. “Negli ultimi cinque anni – la prima parte della ricerca è stata realizzata nel 2009 – c’è stato un calo di quasi l’80 per cento di buoni propositi realizzati da parte di chi era solito dichiarare i propri obiettivi. Il motivo di questo crollo sta nel rumore di fondo del sistema dei maggiori social network che provoca un cortocircuito nella percezione della pressione sociale: le promesse sono passeggere, durano il tempo di un cambio di homepage”. Tutto sommato un bene: “Meno ansie e meno problemi di riconoscere i propri fallimenti”, concludono da Boston.
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