Farsi arrestare a Cuba (ancora)
I dissidenti: “Relazioni normalizzate con gli Usa, non con il popolo”. “Il governo di Cuba normalizza le proprie relazioni con il governo degli Stati Uniti, ma non con il popolo di Cuba”, ha commentato il responsabile della Comisión Cubana de Derechos Humanos y Reconciliación Nacional Elizardo Sánchez.
Era un vero e proprio articolo di fede, almeno per molti dei sostenitori italiani e occidentali della Cuba castrista, che la chiusura politica interna fosse soltanto una dura ma necessaria reazione all’embargo statunitense. Levate l’embargo, ripetevano, e vedrete che il regime si aprirà subito. Adesso l’apertura della Casa Bianca è arrivata, anche se per la revoca formale dell’embargo bisognerà aspettare il voto del Congresso. E non c’è dubbio che qualche timido segnale in tal senso sia arrivato anche da Raúl Castro. Per esempio, l’accredito per seguire il Festival Internacional del Nuevo Cine Latinoamericano dell’Avana che il 7 dicembre era stato concesso a 14ymedio.com, il quotidiano digitale di Yoani Sánchez: primo riconoscimento ufficiale a un media di opposizione dall’inizio del regime comunista.
Ma intanto a Cuba si continua ad arrestare. Lo stesso Reinaldo Escobar, il marito di Yoani, si è trovato tra un gruppo di 15 attivisti che sono stati trattenuti per evitare che intervenissero a una “performance” organizzata da Tania Bruguera, un’artista che vive tra l’Avana e Chicago e che aveva pensato – semplicemente – di mettere un microfono in Plaza de la Revolución, per permettere a chi volesse di parlare liberamente. “Resistenza e incitazione al disordine pubblico”, sono stati i capi di accusa. “Il governo di Cuba normalizza le proprie relazioni con il governo degli Stati Uniti, ma non con il popolo di Cuba”, ha commentato il responsabile della Comisión Cubana de Derechos Humanos y Reconciliación Nacional Elizardo Sánchez. Il dipartimento di stato ha protestato, ma senza mettere in discussione il viaggio che a breve un funzionario dovrà fare per ristabilire formalmente le relazioni. Effettivamente, i 15 attivisti sono stati poi liberati. Ma subito dopo ne sono stati arrestati altri 12: alla notizia della scarcerazione dei primi si erano riuniti davanti a una prigione dell’Avana. Chiedevano che le porte venissero aperte per far uscire altri dissidenti, e invece le hanno aperte per far entrare loro. Secondo la Comisión Cubana de Derechos Humanos y Reconciliación Nacional da martedì in tutta l’isola gli oppositori arrestati per varie motivazioni sarebbero stati almeno una settantina.
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