Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Lo scandalo della riforma ritirata

Redazione

Sudditanza della politica allo spirito manettaro di media e opinione

L’incredibile vicenda della proposta di legge sulla semplificazione fiscale, il cui iter è stato bloccato dopo l’approvazione in consiglio dei ministri solo per effetto di una acrimoniosa campagna di stampa che sosteneva (probabilmente senza fondamento) che un suo articolo avrebbe potuto favorire Silvio Berlusconi, è una dimostrazione impressionante di cieca sudditanza della politica al giustizialismo tuttora imperante. In un paese normale, una legge studiata per ridurre l’intasamento del sistema giudiziario con procedimenti su irregolarità minori, sarebbe stata giudicata in base a un calcolo dei costi e dei benefici. In ogni caso un governo non condizionato avrebbe trasmesso il disegno al Parlamento e caso mai avrebbe corretto in quella sede, dopo aver spiegato le proprie ragioni, aspetti discutibili del provvedimento. Invece no. Lo stesso premier ha deciso di chiedere agli uffici di derogare dalla prassi, in modo da poter ridiscutere il testo per poi arrivare a una discussione parlamentare dopo l’elezione del successore di Giorgio Napolitano e anche, se non soprattutto, quando la pena inflitta a Berlusconi sarà stata espiata completamente.

 

Tutti sanno che l’offensiva contro questa legge era prevista e prevedibile, come ogni iniziativa volta alla depenalizzazione che risulta indigesta all’opinione pubblica manettara. In più, in questo caso, si è cercato, a quanto pare con successo, di mettere i bastoni tra le ruote alla tenuta del patto del Nazareno, proprio alla vigila della sua verifica più severa, consistente nella ricerca di una candidatura condivisa e di una maggioranza sufficientemente disciplinata per eleggere il capo dello stato. In realtà il carattere anomalo, quasi paradossale del patto del Nazareno, che ne determina l’oggettiva asimmetria, è proprio la condizione di impedimento giudiziario in cui versa Berlusconi. Il fatto che abbia deciso, nonostante questa condizione, di collaborare alla costruzione di un migliore assetto istituzionale, come accade fisiologicamente nelle democrazie mature, ma come non era mai accaduto da noi proprio per la forza dirompente e distruttiva del giustizialismo, va tutto a merito della sua lungimiranza e persino del suo disinteresse. Tuttavia l’anomalia esiste e l’insistenza con cui si cerca di perpetuarla, anche con strappi istituzionali goffi e indecenti come quello perpetrato nella vicenda della legge di semplificazione fiscale, sottolinea la volontà anche di chi dichiara ormai superata la stagione del berlusconismo, di ostacolare con mezzi indegni il possibile rientro a pieno titolo del Cav. nel confronto politico, la rabbia perché con la scelta del Nazareno è riuscito a mantenere un ruolo che gli viene dalla sua storia e dal suo seguito elettorale, dati reali che non possono essere negati dalla fumisteria giustizialista.

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