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La sala dei corazzieri del Quirinale
Il Politico
Un presidente che certo non è uomo cattivo, ma ha vissuto il Palazzo
Il presidente politico è tutto fuorché sbiadito, malgrado adesso, ora che lavora alla sua elezione quirinalizia, egli cerchi di sorridere, tanto a destra quanto a sinistra, e dunque tenti di sbiadire, ovvero di scomparire nel fondale indistinto per rendersi più gradito, accettabile e in definitiva piacevole, perché è questo – cioè un po’ di sano grigiore presidenziale – che richiedono i tempi decisi del renzismo. Ma egli ha in realtà alle spalle una storia solida e una carriera di uomo di sezione e di partito, adora la politica con i suoi condizionamenti e le sue trame, e insomma il presidente politico non ama affatto restare sullo sfondo. E nemmeno intende restarci. Infatti, in passato ha coltivato ambizioni e disegni di carattere pronunciato, è stato dentro e intorno a molti governi d’Italia, e nella sua lunga carriera ha sommato incarichi di ogni genere, ha navigato al centro del Transatlantico, nei rivoli di corridoio, nel buio intricato delle lotte di fazione, nello stato e nel parastato.
Adesso, d’improvviso, indossa una maschera di serena bonomia, cerca voti e benedizioni per il Quirinale, spera nel voto segreto, nei pasticci, nei tradimenti, nella debolezza che Renzi potrebbe scoprire occultata nel buio dell’urna di Montecitorio. E dunque rassicura tutti, ma una volta eletto al Quirinale tornerà la vecchia pantegana di sempre. D’altra parte non si può guarire da se stessi, e lui ama troppo la trama e l’intrico di Palazzo per rinunciarci proprio adesso che ha finalmente conquistato il trono del Quirinale. Non lo fa apposta, non è certo un uomo cattivo, semplicemente ha vissuto l’intera sua vita nei drammi e nelle nevrosi di sistema, ha il gusto spinto del retroscena, soffre di una passione incontenibile per i condizionamenti o addirittura per gli scambi sottobanco. Non ne può fare a meno perché è così che ha imparato la politica, ed è così che immagina si debba esercitare anche la funzione presidenziale, che per lui non è alta funzione di rappresentanza e di custodia della Costituzione, ma potere sacrale di nomina del capo dell’esecutivo dall’alto di un Quirinale dove si assumono decisioni direttamente politiche, che mettono sotto protezione il governo. Qualunque esso sia.
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