Il tic dell'assicuratore tedesco
Allianz torna a criticare Draghi. Quella Germania in cerca di scuse
Si intensificano, anche sulla stampa internazionale, gli interventi di esponenti dell’establishment tedesco in chiave anti Mario Draghi. Con il presidente della Banca centrale europea alla vigilia di un’attesa e ardita nuova mossa di politica monetaria, il governo di Berlino per ora è cauto, quasi silente negli ultimi giorni. Ma dalla società tedesca arrivano segnali diversi. Lunedì, per esempio, sul Wall Street Journal è intervenuto Michael Heise, capoeconomista di Allianz, colosso assicurativo mondiale con sede a Monaco di Baviera. Titolo del suo editoriale: “Il Quantitative easing (o allentamento quantitativo, ndr) è la cura sbagliata per l’Europa”. Il sommario addirittura non lascia scampo: “Un po’ di disinflazione è buona per l’Europa, e comunque i tentativi di combatterla non funzioneranno”. A voler essere pignoli con Herr Heise, proprio ieri l’Eurostat ha certificato che a dicembre l’andamento dei prezzi nell’Eurozona è stato addirittura negativo (meno 0,2 per cento); così non è completamente errato parlare di “deflazione” (prezzi negativi, appunto) più che di mera “disinflazione” (prezzi che tendono allo zero).
Tuttavia quel che rileva questa volta è altro. Herr Heise aveva già scritto un intervento-fotocopia un mese fa, sempre sul Wall Street Journal, nel quale ripeteva che i prezzi in calo possono essere un toccasana per l’Eurozona, visto che segnalano una riguadagnata competitività dei paesi periferici. L’economista evidentemente non si cura della situazione debitoria – privata e pubblica – dei paesi dell’Eurozona, che l’azzeramento patologico dell’inflazione aggrava. Dirà qualche arguto osservatore: è la classica posizione dei falchi dell’ortodossia tedesca, di quelli per cui “schuld” e “debito” sono la stessa cosa, eccetera… Questa volta non è (soltanto) così: è più realistico osservare che il settore assicurativo tedesco è da qualche tempo in apnea finanziaria, come hanno certificato anche gli stress test dell’Europa, casualmente accolti con meno clamore degli stress test bancari che hanno bocciato gli istituti di credito italiani. Colpa di premi troppo generosi garantiti in passato ai clienti (soprattutto del ramo vita) e di investimenti spropositati sui titoli di stato tedeschi che da qualche anno rendono praticamente nulla. Colpa di Herr Heise e colleghi, insomma. Tuttavia sembra funzionare meglio lo scaricabarile su Draghi, perfino nella rigorosissima Germania.
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