Israele e il crimine di autodifesa
Nello stesso giorno che sarà ricordato per il massacro islamista di Parigi, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha annunciato l’accettazione della domanda di adesione della Palestina alla Corte penale internazionale dell’Aia.
Nello stesso giorno che sarà ricordato per il massacro islamista di Parigi, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha annunciato l’accettazione della domanda di adesione della Palestina alla Corte penale internazionale dell’Aia. Da aprile, il tribunale che si occupa di crimini di guerra e contro l’umanità potrà vagliare le denunce palestinesi contro Israele, anche in relazione alle operazioni militari per punire i responsabili dell’assassinio dei tre adolescenti israeliani rapiti nello scorso giugno in Cisgiordania. La richiesta di adesione alla Corte dell’Aia era arrivata il 31 dicembre dal presidente dell’Anp, Abu Mazen, dopo la bocciatura in Consiglio di sicurezza della risoluzione che avrebbe aperto la strada al riconoscimento di uno stato palestinese. Al fatto che l’Onu accetti più volentieri di mettere sul banco degli accusati Israele invece dei terroristi di Hamas (che governano con l’Anp) siamo abituati.
Stupisce invece la persistente cecità delle grandi istituzioni internazionali di fronte al fatto che nella sicurezza di Israele è fondata anche la speranza di vittoria nella guerra contro gli islamisti, non solo in medio oriente. Ora gli Stati Uniti dicono che i palestinesi non hanno titolo per aderire alla Corte dell’Aia, dato che non rappresentano uno stato sovrano, ma solo pochi giorni fa avevano condannato la più che comprensibile decisione israeliana di congelare i 125 milioni di dollari di dazi versati annualmente all’Anp dopo aver saputo della sua richiesta di adesione alla Corte penale. L’intento palestinese è trasformare ogni atto di autodifesa di Israele in violazione della Convenzione di Ginevra. Stavolta, grazie all’Onu, forse ci riuscirà.
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