Il pasticcio delle “due mamme”

Redazione

Dove si mostra che il superiore interesse del figlio è avere padre e madre. Il pasticciaccio che ha portato la Corte d’appello di Torino a stabilire il diritto di due donne a essere registrate entrambe all’anagrafe come madri di un bambino che oggi ha tre anni.

Nel pasticciaccio che ha portato la Corte d’appello di Torino a stabilire il diritto di due donne a essere registrate entrambe all’anagrafe come madri di un bambino che oggi ha tre anni (concepito con una fecondazione artificiale particolarmente acrobatica) si dimostra come la clava del preteso “superiore interesse del bambino” consenta ormai di superare ogni limite legale, costituzionale, di riconoscimento della realtà. Le due donne, sposate nella Spagna che lo consente e ora separate, avevano fatto ricorso alla provetta con una modalità pensata, più che per il “superiore interesse” del figlio, per garantire a entrambe una quota incontestabile di “genitorialità”. Una ha fornito gli ovociti e risulta quindi la madre genetica, l’altra ha portato avanti la gravidanza e ha partorito ed è, per la legge italiana, l’unica a poter rivendicare nel caso in questione lo status di madre (del padre, naturalmente, le tracce si perdono immediatamente, perché figura solo come donatore anonimo di sperma). La situazione si presenta simile a quella delle due mamme protagoniste dello scambio di provette all’ospedale Pertini di Roma, con la differenza che nel caso torinese la frammentazione della generazione era voluta e organizzata, non involontaria. La sociologa Chiara Saraceno si chiede su Repubblica: “Perché trasformare un bambino in un orfano di un genitore, quando ci sono due persone disponibili ad assumersi tutte le loro responsabilità?”. Risposta: perché quel bambino “è” già orfano, visto che gli sono stati dolosamente negati un padre e la certezza di “una” madre. E perché per l’ordinamento italiano due madri anagrafiche sono un assurdo.

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