Pegida, Legida, eine Katastrophe
Nemmeno tre mesi e Pegida non c’è più. E sì che persino la cancelliera Angela Merkel si era presa il disturbo, nel discorso per l’anno nuovo, di citare questo movimento contro l’islamizzazione dell’occidente che riempiva da settimane la piazza di Dresda, a ogni appuntamento sempre più gremita.
Nemmeno tre mesi e Pegida non c’è più. E sì che persino la cancelliera Angela Merkel si era presa il disturbo, nel discorso per l’anno nuovo, di citare questo movimento contro l’islamizzazione dell’occidente che riempiva da settimane la piazza di Dresda, a ogni appuntamento sempre più gremita. E sì che mai come in questo momento – dopo gli attacchi di Parigi e quel che abbiamo scoperto (in realtà lo sapevamo già) sul fallimento dei nostri modelli di integrazione, per non parlare del via vai di combattenti dalla Siria all’Europa, andata e ritorno – il tema islam-multiculturalismo-valori-identitari era di quelli cruciali.
E sì che le minacce ricevute dal leader del gruppo, Lutz Bachmann, che hanno portato alla sospensione della marcia del lunedì, questa settimana, avevano contribuito a dare ancora più credito al gruppo. E sì che l’unico obiettivo era, almeno all’inizio, togliersi quell’etichetta “neonazista” che precludeva molte porte aperte e che aleggiava sempre nei resoconti dei giornali, assieme alle svastiche che sbucavano da qualche cartellone e agli hooligan pronti a fare caos. L’ordine di bottega era parlare di immigrazione e di islamizzazione e Bachmann usava il suo profilo controverso (una condanna, una fuga all’estero) come la carta d’identità di uno che sa cosa vuol dire muoversi in terra straniera e imparare a viverci. Ma mentre la piazza di Pegida veniva sospesa tra minacce e protezioni, proprio Bachmann ha rovinato tutto posando travestito da Hitler in alcune foto finite sui giornali. Era uno scherzo, ha provato a dire la sua vice, fino a quando non sono venute fuori le dichiarazioni di Bachmann sui rifugiati, definiti “animali” e “stronzi”. A quel punto, scusandosi, Bachmann si è dimesso, formalmente per queste parole e non per i baffetti da Führer, ma non fa molta differenza, se si pensa a quanto prometteva e preoccupava Pegida, così giovane (è stata costituita nell’ottobre scorso) e così forte.
Le manifestazioni si sono spostate a Lipsia, la sigla è diventata Legida, la polizia si aspettava 60 mila persone ma mercoledì sera in piazza ce n’erano poche migliaia, e i contestatori urlavano più forte.
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