Boris Johnson con un AK-47 in Kurdistan, durante la sua visita ai peshmerga

Boris Johnson: "Segaioli, i jihadisti fanno troppo poco sesso"

Redazione

Il sindaco conservatore di Londra traccia un profilo dei combattenti dello Stato islamico con i suoi consueti toni schietti. Al Sun dice però che l'islam e la religione non c'entrano niente. Il problema è che sono ai margini della società che hanno ripiegato "su altre forme di conforto spirituale".

Dice Boris Johnson che i jihadisti dello Stato islamico "sono dei segaioli", dei frustrati "rifiutati dalle donne", che alla fine ripiegano "su altre forme di conforto spirituale". Da Londra arrivano le ultime dichiarazioni del sempre eccentrico sindaco conservatore della capitale inglese, arcinoto per la sua schiettezza. Il candidato al Parlamento britannico per le elezioni del prossimo maggio, sindaco "pagliaccio" (è questo il soprannome che gli hanno affibbiato, senza malizia, dicono in Gran Bretagna) è appena rientrato da un viaggio in Kurdistan, dove ha fatto visita ai combattenti curdi dei peshmerga impegnati nella guerra allo Stato islamico nel nord dell'Iraq (circa 800 morti da quelle parti negli ultimi mesi, secondo alcune stime). Giusto il tempo di posare a favor di teleobiettivo imbracciando un AK-47, disteso tra la polvere, al fianco di altri combattenti curdi. Rientrato a Londra, ecco le dichiarazioni al Sun in cui Johnson traccia un profilo del jihadista medio: "E' gente rifiutata dalle donne", dice citando documenti dei servizi di sicurezza interna dell'MI5 inglese. "Se guardate al profilo psicologico degli attentatori, scoprirete che questi guardano film porno. In pratica sono dei segaioli". Poi edulcora: "Sono affetti da un grave onanismo".

 

Di certo, continua Johnson, si tratta di giovani adulti "vulnerabili", che magari erano coinvolti in "attività criminali" e a cui i leader arabi "hanno fatto mancare l'assistenza necessaria". Ma l'islam non c'entra nulla, secondo Johnson. Anzi, il sindaco dice al Sun di prendere le distanze dai leader occidentali che l'hanno buttata sulla religione dopo l'attentato a Charlie Hebdo.

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