La strigliata di Mr Carney
La Banca d’Inghilterra critica la timidezza europea (cioè tedesca)
La “timidezza” è il problema dell’Europa, ha detto il governatore della Banca d’Inghilterra, parlando a Dublino, “all’Eurozona serviranno otto anni per raggiungere quella ripresa che i canadesi hanno raggiunto in due”, ha aggiunto – il riferimento al Canada è dato dal fatto che si stava commemorando, all’evento, un ministro delle Finanze canadese, ma certo c’è anche un elemento di auto-elogio, dal momento che quando è stato chiamato a Londra Carney era il governatore della Banca centrale canadese. L’Europa fa fatica, la sua politica è timida, ci vorrebbe qualcosa di più del rigore spasmodico della Merkel, ha detto Carney, senza citare la cancelliera tedesca, e la politica monetaria non può fare tutto. Mario Draghi con il suo programma di Quantitative easing ha fatto bene, ma non nascondiamocelo, “se l’Eurozona fosse un’unica nazione, la politica fiscale sarebbe stata molto più di sostegno” alla ripresa. La mancata integrazione dell’Europa – quel lavoro mai finito che mette a repentaglio, di continuo, l’identità europea – ha fatto sì che la trappola del debito risultasse, se non fatale, certo più pericolosa e duratura che nel Regno Unito e in America, più flessibili, più vivaci, più aperti, meno timidi.
A pochi giorni dalla vittoria di Syriza in Grecia, commentavano i giornali britannici, Carney s’infila nel gruppo – variegatissimo – della lotta alla politica tedesca, anche se la sua prospettiva è diversa: parlare di Eurozona stando seduti su un’economia che non solo non ha l’euro ma cresce del 2,4 per cento (un filo al di sotto delle aspettative, ma avercene) è diverso dalle chiacchiere che si fanno sul continente. C’è la paura del contagio, con quei prezzi in continuo calo, ma in discussione è la progettualità europea, è su questo che Carney insiste: più unione fiscale. In un momento in cui è tornata la paura di un’Europa a pezzi, con un gioco tra Grecia e Bruxelles su chi cede per primo (attenzione agli effetti collaterali), è difficile pensare guardando al futuro. Tranne che per gli inglesi, che devono votare a maggio, che sono in gran ripresa, che, come scrivono maligni i conservatori dello Spectator, in fondo vedono in una debolezza della Merkel una vittoria del Regno Unito.
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