Viva la manina!
No a modifiche umorali del decreto fiscale. Berlusconi non c’entra
Il 20 febbraio sarà presentato al Parlamento il testo del governo sul decreto attuativo della legge delega fiscale. Torna la discussione sulla soglia del 3 per cento dell’imponibile per la non punibilità con sanzioni penali delle evasioni fiscali, contenuta in tale testo. Secondo una tesi, a questa soglia generale bisogna aggiungerne un’altra, che riguarda l’ammontare della somma evasa, quando l’evasione diventa frode fiscale. Ciò perché mentre la soglia del 3 per cento favorirebbe Berlusconi, condannato per tale reato con una pena aggiuntiva che comporta l’ineleggibilità in pubblici uffici per sei anni, una clausola sull’ammontare della somma evasa nel caso di frode, per 50-100 mila euro, manterrebbe il suo reato e quindi la sua ineleggibilità.
L’anti-berlusconismo di questa proposta sarebbe manicomiale. Innanzitutto – come risulta dalla sentenza n. 35729 del 1° agosto 2013 della Corte di cassazione – Berlusconi è stato condannato per un abuso di diritto e non per frode fiscale. In ogni caso nessun correttivo alla norma modificherebbe la situazione del leader di Forza Italia. Una soglia quantitativa creerebbe un nuovo problema d’interpretazione e soprattutto finirebbe per generare una diseguaglianza di trattamento fra persone fisiche e società e fra società grandi e piccole. Inoltre la legge delega risulta stravolta e non si ridurrà il contenzioso tributario, cui essa mirava, né s’otterrà la certezza del diritto perché gli uffici fiscali e giudiziari dovranno distinguere le evasioni semplici dalle frodi: pioveranno ricorsi. Il premier Matteo Renzi segua il buon senso che gli aveva fatto varare una norma semplice che non è né ad personam né contra personam.
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