L'antisemitismo, una tradizione francese
Non passa giorno, ormai, che dalla Francia non arrivino notizie di attacchi ai centri ebraici, di minacce per strada ai passanti, di intimidazioni quotidiane agli studenti, di stragi vere e proprie. Da Voltaire a Vichy, l’odio per gli ebrei. L’accusa di Kouchner.
Non passa giorno, ormai, che dalla Francia non arrivino notizie di attacchi ai centri ebraici, di minacce per strada ai passanti ebrei, di intimidazioni quotidiane agli studenti ebrei, di stragi vere e proprie. Sull’ondata di emozione pubblica seguita ai quattro morti del supermercato kasher di Parigi, si sono lette infinite giaculatorie su come la Francia ami i suoi ebrei, su come non ne possa fare a meno, pena la perdita della sua anima repubblicana. In questo clima si sta per aprire anche il processo liberticida al comico Dieudonné. Ieri sono arrivate le dichiarazioni dell’ex ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, il quale ha detto invece che l’antisemitismo è una “tradizione francese”.
Una accusa pesante. Che risale all’illuminismo di Voltaire e alla sua giudeofobia (“non troverete negli ebrei che un popolo ignorante e barbaro che unisce da tempo la più sordida avarizia alla più detestabile superstizione” diceva il bardo della tolleranza, che dopo la strage a Charlie Hebdo è tornato in testa alle vendite dei libri). Un odio assillante che ha contaminato anche i massimi teorici del socialismo come Fourier, Toussenel e Proudhon. Si arriva al caso Dreyfus, il capitano ebreo per il quale non si sollevarono le sinistre francesi, che fino all’ultimo mostrarono disprezzo per la disputa e la definirono una peripezia borghese-capitalista (solo Jaurès, tardivamente, si proclamò dreyfusardo) e per il quale non si schierarono gli scrittori e gli artisti francesi, almeno fino al momento in cui, nel 1898, Emile Zola gridò solitario al presidente della Repubblica il suo “J’accuse”. Poi c’è la Francia di Vichy, solerte, ligia, compiacente, un caso unico di collaborazionismo in Europa, che fu coautrice oltre che serva, nel genocidio nazista degli ebrei. Infine c’è il generale De Gaulle, il padre della patria, che nel 1967, un anno fatale per il destino di Israele, definiva gli ebrei “un popolo elitario, sicuro di sé e dominatore”, imponendo loro l’embargo delle armi. E’ questo cuore nero e conformista dell’antisemitismo con cui la Francia non ha mai fatto davvero i conti. E che continua a perseguitare i suoi ebrei.
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