C'è un giudice al Quirinale?
Il neo presidente inizia con la giustizia, e ci sembra un ottimo inizio. Mattarella intenda affrontare fin dall’inizio il nodo istituzionale più aggrovigliato: la questione dell’equilibrio tra poteri e ordini dello stato.
Sergio Mattarella ha cominciato il suo lavoro assistendo alla cerimonia di apertura dell’Anno giudiziario del Consiglio di stato. Ha anche ricevuto il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, e gli ha assicurato che la settimana prossima parteciperà alla seduta dell’organo di governo della magistratura. Sembra di capire che il presidente intenda affrontare fin dall’inizio il nodo istituzionale più aggrovigliato: la questione dell’equilibrio tra poteri e ordini dello stato. Un equilibrio saltato da quando, sotto la pressione del circuito mediatico-giudiziario, è stata abolita l’immunità parlamentare. Ma è un problema che da vent’anni avvelena la vita pubblica, consente incursioni della magistratura politicizzata su terreni che non le competono, rende instabile e ricattabile ogni assetto governativo e, nel contempo, ha reso impossibile una riforma organica del sistema giudiziario.
Nel suo discorso inaugurale, Mattarella ha citato tra i diritti garantiti dalla Costituzione quello a un giudizio rapido, il che sembra far capire che intenda incoraggiare i propositi di innovazione nel sistema giudiziario. Il nodo che si trova di fronte è assai complesso e il suo scioglimento non dipende da una specifica iniziativa del Quirinale – che tuttavia ha, in questo campo, un’autorità propria. Spesso Napolitano ha invitato a una leale collaborazione tra poteri dello stato, ma le sue parole sono da annoverare in quelle che Luigi Einaudi chiamava “prediche inutili”. Ora in condizioni politiche diverse, quel nodo può essere affrontato e il sostegno morale del Quirinale può avere un peso decisivo, nel bene o nel male. Mattarella sembra intenzionato a non sfuggire al problema e questa è già una buona notizia.
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