Come fregare Obama (attraverso Putin)
Ahi ahi. Russia e Corea del nord sono ormai amanti inseparabili. Faranno esercitazioni militari congiunte, Kim Jong-un andrà a Mosca a maggio. Sono felici, come due amanti che hanno smesso di essere amanti e adesso fanno sul serio. Ma non è una notizia di poco conto.
Il matrimonio tra Russia e Corea del nord sta andando a gonfie vele. Faranno esercitazioni militari congiunte, Kim Jong-un andrà a Mosca a maggio. Sono felici, come due amanti che hanno smesso di essere amanti e adesso fanno sul serio. Ma non è una notizia di poco conto.
La tempistica è importante: Mosca si è avvicinata a Pyongyang proprio nel momento in cui la Cina ha deciso di sfilarsi dal ruolo, che le aveva assegnato l’America, di garante della Corea del nord. Fino a oggi, infatti, era Pechino a contenere lo stato più isolato e imprevedibile del mondo, che possiede testate nucleari e sulla cui leadership spesso anche i servizi segreti sanno poco. Delegato il fattore diplomatico, l’obiettivo della politica americana è stato quasi sempre l’isolamento. Ma Washington sembra ignorare il precetto di Sun Tzu, riassumibile nel più moderno proverbio: il nemico del mio nemico è mio amico. Giovedì scorso, mentre l’Amministrazione Obama cominciava a riflettere sulla possibilità di armare i soldati della resistenza ucraina – e comunque teneva il punto sulle sanzioni economiche contro la Corea del nord – il portavoce del ministero degli Esteri russo, Alexander Lukashevich, ha detto.
“Abbiamo preso atto del report sui diritti umani delle Nazioni Unite sulla Corea del nord, che in sostanza chiede di sovvertire il legittimo governo nordcoreano. Non sosterremo manovre che potrebbero complicare una situazione già fragile nella regione”. Lukashevich parla della Corea del nord per parlare di Mosca. Putin incontra Hollande e Merkel, ma non vede l’ora di entrare in società con Kim Jong-un. Un altro prevedibile autogol di Washington.
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