Chi di antimafia (si) ferisce
Il presidente degli industriali siciliani, nonché delegato per la “legalità” di Confindustria, Antonello Montante, simbolo della ribellione alla mafia degli imprenditori dell’isola, si trova indagato proprio per collusione con la criminalità organizzata da due procure, quella di Caltanissetta, la sua città, e quella di Catania.
Il presidente degli industriali siciliani, nonché delegato per la “legalità” di Confindustria, Antonello Montante, simbolo della ribellione alla mafia degli imprenditori dell’isola, si trova indagato proprio per collusione con la criminalità organizzata da due procure, quella di Caltanissetta, la sua città, e quella di Catania. Alla base delle indagini, definite “blindatissime” ma già finite sulle pagine dei quotidiani, ci sono rivelazioni di pentiti che, chissà come mai, si sono ricordati dell’industriale nisseno solo quando è diventato celebre come esponente dell’antimafia, qualsiasi cosa si voglia intendere con quell’espressione. Può darsi sia proprio il ruolo che gli è stato assegnato (è membro della commissione per la gestione dei beni sequestrati ai mafiosi) ad aver sollecitato questo tardivo interessamento. Naturalmente bisognerà aspettare l’esito delle inchieste e, nel caso, del procedimento giudiziario conseguente, per capire se queste accuse per ora generiche e basate solo su rapporti di conoscenza tra compaesani abbiano una consistenza e configurino reati effettivi. Tuttavia come sempre è bastata la notizia filtrata dagli ambienti giudiziari per capovolgere l’immagine pubblica di una persona che, come chiunque, dovrebbe essere considerata innocente fino a eventuale condanna definitiva.
Quel che sembra di capire è che anche il circuito della “antimafia” tende a essere una specie di circolo esclusivo, nel quale si entra solo per cooptazione. Risulta rischioso assumere un ruolo di primo piano nella propaganda antimafiosa: si possono mettere in moto gelosie e ripulse che prendono corpo in modo devastante nel circuito mediatico giudiziario.
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