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Un barcone di immigrati al largo di Lampedusa (foto LaPresse)
Male nostrum
I morti non fanno rumore ma quelli di Lampedusa – altri 29 migranti che vanno ad affollare il già traboccante oltretomba della cattiva coscienza europea – continuano a interpellare i migliori e i peggiori istinti del nostro spettro emotivo. Chiusura ermetica o apertura totale, decida l’Italia senza attendere l’Ue.
I morti non fanno rumore ma quelli di Lampedusa – altri 29 migranti che vanno ad affollare il già traboccante oltretomba della cattiva coscienza europea – continuano a interpellare i migliori e i peggiori istinti del nostro spettro emotivo. Accogliere tutti, ovunque essi siano e da qualunque latitudine provengano, senza cavillare mai: questa non è soltanto la prima forma della nostra innata generosità, è una prassi consolidata da anni nella nostra Guardia costiera che lavora in condizioni di prevalente isolamento internazionale e con margini d’insuccesso ridotti ma crudeli.
All’opposto, secondo un principio di legittimo d’interesse nazionale e di salvaguardia legalitaria, esiste la possibilità di una chiusura ermetica che riduca i costi materiali diretti e abbandoni ad altri – a cominciare dai responsabili delle ondate migratorie africane, e cioè i terroristi islamici, per poi toccare i loro distratti metronomi occidentali – la responsabilità indiretta dei costi umani. In poche parole – ripetersi è sempre meglio che dissimulare – l’alternativa non è cambiata, se vogliamo difenderci dalle vittime e dai sensi colpa dobbiamo scegliere tra un’apertura indiscriminata delle frontiere euro-mediterranee (fornendo documenti a chiunque) e una forma spietata di autodifesa, meglio se aggressiva fino ai limiti dello sconfinamento in acque straniere. La linea mediana, si chiami Mare nostrum o no, ha dimostrato di non funzionare ed è buona al massimo per impiccarci l’ipocrisia tuittarola del commissario Ue all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos (“E’ in corso il dramma. Deve essere fatto di più”). Se l’Unione europea non sa decidersi, è giusto che subisca una decisione unilaterale di parte italiana.
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