Paga, troll
Contro i commenti offensivi e fuori tema, Tablet, magazine online di “notizie, idee e cultura ebraiche”, ha deciso di vendere speciali abbonamenti per permettere agli utenti di commentare gli articoli: "“Anziché chiudere del tutto i commenti (come alcuni siti stanno iniziando a fare), li abbiamo messi a pagamento", ha scritto la direttrice.
Chi gestisce un sito di news sa che i commenti dei lettori possono essere un mal di testa che non passa mai. C’è chi li lascia liberi, e si trova si trova innanzi spesso a insulti e commenti inopportuni, razzisti, odiosi, spesso da querela. C’è chi li mette in moderazione, ed è costretto a leggersi e approvarne a centinaia, a volte a migliaia. C’è chi i commenti, preso dalla disperazione, li chiude perché non favoriscono un dibattito costruttivo. Tablet, magazine online di “notizie, idee e cultura ebraiche”, ha deciso di sperimentare qualcosa di nuovo. Da ieri, per lasciare un commento sul sito bisogna pagare. Due dollari per una giornata, 18 dollari per un mese, 180 per un anno. Per un servizio che di solito è relegato ai bassifondi della gestione delle pagine web ed è spesso deprecato, si tratta di cifre notevoli. “Anziché chiudere del tutto i commenti (come alcuni siti stanno iniziando a fare)”, ha scritto Alana Newhouse, direttrice di Tablet, in un articolo che introduce il nuovo sistema di commenti, “proveremo qualcosa di nuovo: chiedere a quanti di voi amano commentare sul sito di pagare un piccolo supplemento – più che un paywall un gesto del vostro impegno verso la causa di una discussione migliore”.
D’ora in poi, se vuoi scrivere un commento in calce a un articolo di Tablet, devi essere così motivato da pagare per farlo. Apparentemente, la soluzione ideale per scacciare i troll e gli odiatori gratuiti, ma il rischio, ovviamente, è che anche i commentatori costruttivi non si sentano abbastanza motivati da pagare due dollari al giorno per avere accesso a uno degli infiniti luoghi di discussione online, e fuggano su altri lidi. La conversazione sul sito di Tablet rischia di essere elitaria e asfittica nel migliore dei casi, nel peggiore del tutto morta.
Per Tablet, chiedere soldi per ottenere diritto di commentare è un modo per finanziarsi. Gli articoli sono gratuiti, e il sito si sostiene solo con la pubblicità. Chi non vorrà pagare per commentare sul sito potrà continuare a farlo sui social network. Ma la mossa, come si legge in un disclaimer nella zona dei commenti del sito, ha anche un valore simbolico: un esperimento (serio) e una provocazione (faceta) al tempo stesso, con il sito The Verge che nota che fare regali in denaro la cui somma corrisponde a multipli di 18 è un’usanza tipica del Bar Mitzvah ebraico.
[**Video_box_2**]Ma nel mondo intricato e (specie per molte testate italiane) ancora inesplorato del community management, della gestione della comunità, appunto, che si crea intorno a una pubblicazione online, anche gli esperimenti spericolati di Tablet hanno piena cittadinanza. I commenti sui siti e sui social, spesso lasciati come sfogatoio degli utenti più polemici, sono una risorsa che solo poche testate, soprattutto in America, riescono a gestire con profitto. Per tutti gli altri una grana quasi impossibile da risolvere, che spesso si conclude con spettacolari disastri d’immagine: basti pensare agli sciami di odiatori su Facebook che ogni giorno si avventano sulle notizie più controverse. Chiudere i commenti, dicono gli esperti, non è mai una soluzione vantaggiosa in un mondo in cui il successo si misura sul numero dei clic. Piuttosto, meglio metterli a pagamento come ha fatto Alana Newhouse. I commenti (a pagamento) al pezzo al post in cui annuncia la novità sono già una decina.
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