Elezione trasparente, Quirinale chiuso
Come proteggere la presidenza della Repubblica dai cattivi consiglieri anti casta.
Per carità, signor presidente della Repubblica venuto dalla fine del mondo primorepubblicano, non lo faccia. Non ascolti i cattivi consiglieri dei giornali, del Fai e del vario benecomunismo andante che le suggeriscono di sloggiare dal Quirinale e di aprire alle plebi il suo Palazzo. Non ascolti nemmeno se stesso, casomai fosse tentato dalla soluzione Santa Marta, dall’illusione di trasformare il domicilio della presidenza della Repubblica in un bivacco di manipoli pronti a masticare arazzi e stucchi per sentirsi più vicini al potere. Non può funzionare, né gioverebbe all’incivilimento degli italiani o al prestigio delle così dette istituzioni.
Piuttosto faccia così, signor presidente: si batta armi in pugno per rendere meno losca e incappucciata, ma trasparente perfino e dunque popolare davvero, l’elezione del capo dello stato. E poi curi bene di conservarne il pathos della distanza, il rispetto per i suoi indispensabili segreti e le sue misteriose e salvifiche tessiture. Chissenefrega dei giardini aperti H24 e del patrimonio museale da valorizzare. Per il verde, a Roma, ci sono già tanti parchi e assai belli; per la cultura, le Scuderie bastano e avanzano e non per caso noi consumatori di massa ci dobbiamo predisporre in lunghe file per entrare lì dove un tempo riposavano gli equini presidenziali. Di più non meritiamo. Lo dica sopra tutto a quelli del Corriere, a quelli della casta: va bene moralizzare, ma piano con la mobilia. E no perditempo.
Il Foglio sportivo - in corpore sano