Compagni greci, non fate i maiali
Addio solidarietà euromediterranea. Perché i “Pigs” incalzano Tsipras
Quella di Alexis Tsipras è una battaglia che non appartiene a nessuno dei cosiddetti paesi periferici dell’Eurozona. Spagna, Irlanda e Portogallo non offriranno alcuna solidarietà alla Grecia, anzi incalzano i furbetti del Partenone a rispettare il programma della Troika. “Le regole devono essere rispettate e sono uguali per tutti”, dice il ministro delle Finanze spagnolo Luis de Guindos, messaggio a Syriza perché Podemos intenda. Il presidente portoghese Aníbal Cavaco Silva dice che la “Grexit” sarebbe un disastro, che Tsipras dovrebbe moderare retorica e ambizioni. “Il Portogallo ha fatto tutto quanto necessario per rimuovere un’atmosfera di sospetto dal paese – ha aggiunto il primo ministro Passos Coelho – prendendo la strada più difficile”. Sottotesto: anche la Grecia deve ingurgitare la pillola amara, le scorciatoie non sono ammesse.
Lisbona è uscita dal programma di assistenza di Eurozona e Fondo monetario internazionale l’anno scorso, l’economia è cresciuta per la prima volta dal 2010 (crescerà dell’1,6 per cento nel 2015 nelle previsioni della Commissione Ue; 0,6 l’Italia). Se venissero concesse condizioni di favore a Tsipras, l’Irlanda ha fatto sapere di pretendere le stesse agevolazioni; per quanto retroattive. Una provocazione. L’Irlanda è la prima a essere uscita con successo dal bailout, cresce al ritmo più rapido tra i paesi Ue. Raccoglie i benefici di un percorso penoso e dolente. L’alleanza dei Pigs a contenimento dell’egemonia dogmatica tedesca era un’ipotesi accademica, ora sepolta dall’austerity produttiva.
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