Tramonto demografico
La popolazione italiana è in drammatico declino. Le nascite nel 2014 sono state 509 mila, 5 mila in meno che nel 2013, i morti 597 mila, 4 mila in meno del 2013, sicché al netto della variazione dell’immigrazione la popolazione è diminuita di 88 mila unità.
La popolazione italiana è in drammatico declino. Le nascite nel 2014 sono state 509 mila, 5 mila in meno che nel 2013, i morti 597 mila, 4 mila in meno del 2013, sicché al netto della variazione dell’immigrazione la popolazione è diminuita di 88 mila unità. Il numero medio di figli per donna è 1,39. Le straniere però hanno 1,97 figli, le italiane solo 1,31. L’età media al parto è salita a 31,5 anni. Queste cifre sono espressione di un declino demografico che dura da tre decenni e che si collega al declino della crescita del pil. Secondo una teoria corrente, quella della stagnazione secolare di matrice americana, questa dipende pure dal declino demografico che riduce la dinamica della domanda di consumi e dell’occupazione.
Ma nel caso italiano la senescenza e il declino del pil paiono dipendere, in massima misura, dalla struttura verticale del modello di quasi monopolio che prevale sia nel campo del lavoro sia nel settore privato e in quello pubblico che avvantaggia i lavoratori di età matura a danno dei giovani e dell’occupazione. Così le convivenze matrimoniali vengono prorogate, l’età media al momento del parto aumenta, il numero di figli scema. L’elevata imposta di registro ingessa il mercato immobiliare, ostacolando il passaggio una casa più ampia, quando il numero di figli aumenta. Il sistema tributario, a differenza che in Francia, ove c’è il quoziente familiare, e in Germania, ove c’è un robusto credito di imposta per i figli, non favorisce una salutare crescita demografica. Gli asili nido sono scarsi, i trasporti locali alle aree urbanizzate inadeguati. Così l’Italia appare come un senescente gigante incapace di opporre politiche serie al declino.
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