Miliband è una catastrofe per l'Inghilterra?
Lavoro, costo della vita, salari. Questi sono i temi che preoccupano gli inglesi, sempre più indecisi in vista del voto del 7 maggio, o almeno così paiono nei sondaggi: il Labour è stato avanti fino adesso, ma giusto il tempo di celebrare – non è così male come sembra, dicono anche i Tory, forse per scaramanzia.
Lavoro, costo della vita, salari. Questi sono i temi che preoccupano gli inglesi, sempre più indecisi in vista del voto del 7 maggio, o almeno così paiono nei sondaggi: il Labour è stato avanti fino adesso, ma giusto il tempo di celebrare – non è così male come sembra, dicono anche i Tory, forse per scaramanzia – che ora inizia il sorpasso dei conservatori. L’altalena durerà a lungo, ma intanto Ed Miliband, leader laburista, deve mettere fine al chiacchiericcio che lo circonda sulla sua incompetenza e sul suo essere una “catastrofe” per il paese (il copyright è di Stefano Pessina, ceo di Boots). Così ieri ha lanciato il piano economico del partito – il testo programmatico è un documento di 79 pagine dal titolo “A Better Plan for Britain’s Prosperity” – che comprende un sistema fiscale “più equo”, con l’obiettivo di avere le tasse corporate più basse del G7, ma non aiutando soltanto le grandi imprese, quanto piuttosto le più piccole, con la creazione di una British Investment Bank per agevolare i finanziamenti. Il Labour guarda alle piccole imprese e alla classe media, e vuole stimolare la produttività per ottenere crescita e occupazione – sottotesto: non come i Tory, che badano soltanto al big business.
Miliband, che non era in grande forma, ha anche detto che chi arriverà a diplomarsi a 18 anni avrà diritto a uno stage, cioè della prima attività lavorativa si occuperà (anche) l’eventuale governo laburista. La crescita è roba nostra, dice insomma Miliband, e i suoi festeggiano, anche se pesa il fatto che il Labour si sia ispirato, nel modellare la propria proposta, anche “alla produttività francese”. Di questi tempi, pare quasi uno scherzo.
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