Il Viktor & Vladimir Show
Putin in Ungheria vuole mostrare che anche lui ha alleati in Europa
Putin njet! Europa!”. La visita di ieri pomeriggio a Budapest di Vladimir Putin ha spinto migliaia di persone già lunedì sera in strada, a protestare contro il “Viktor & Vladimir Show”, come ha scritto l’Economist. I manifestanti contestavano la liaison troppo stretta tra il premier Viktor Orbán e l’uomo forte del Cremlino. Due i motivi ufficiali della visita: il 70esimo anniversario della liberazione dell’Ungheria dal fascismo e la rinegoziazione degli accordi sulle forniture di gas che stanno per scadere. Due motivi che si prestano perfettamente alla partita a scacchi che Putin sta giocando con l’Ue e la Nato. La rinegoziazione degli accordi sul gas, soprattutto, dà a Putin l’opportunità di ripetere una strategia già collaudata in passato, anche in Ucraina: prezzi bassi, in cambio di sostegno agli appetiti geopolitici russi. L’Ungheria dipende per l’80 per cento del suo fabbisogno dal gas russo.
Orbán da tempo prova a tenere i piedi in due scarpe. Ufficialmente si è sempre allineato alla politica delle sanzioni dell’Ue, al tempo stesso non ha fatto mistero delle sue simpatie verso Mosca, mostrando, inoltre, nella guida dell’Ungheria, evidenti segni di “putinizzazione”, come scrivono i media ungheresi di opposizione. Orbán si è sempre difeso, spiegando che l’apertura verso est è dettata in primo luogo dall’economia, dalla necessità di trovare nuovi investitori e nuovi mercati di sbocco. Ma fino a oggi, est nei fatti ha significato soprattutto Mosca. Dal Cremlino è arrivata anche la promessa di un prestito di 10 miliardi di euro e investimenti da parte di Rosatom per l’ampliamento dell’unica centrale nucleare ungherese. Se quest’ultima promessa sarà mantenuta, l’Ungheria dipenderà al 100 per cento, anche per le forniture elettriche, dalle barre di combustibile russe. Ma nonostante l’importanza che gli accordi energetici avranno sul futuro dell’indipendenza politica dell’Ungheria Putin, con la sua sola visita, in un momento così delicato, in un paese membro dell’Ue e della Nato, ha voluto rimarcare il suo ruolo all’interno della scacchiera europea. E Orbán, diversamente da quel che lui stesso pensa, è solo uno dei tanti pedoni usati dal capo del Cremlino.
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