Ma l'India riparte o no?

Viva la Modinomics, occhio alla Modinomics. Sull’epopea riformatrice del primo ministro indiano Narendra Modi, attesa da quando l’anno scorso l’esponente del partito nazionalista Bjp è salito al potere con un programma fortemente pro business, ieri i principali giornali internazionali mandavano messaggi contraddittori. In prima pagina, in un articolo ampio e pieno di grafici che proiettavano speranzosi un futuro sorpasso sulla Cina, il New York Times ha lodato la crescita dell’economia dell’India, migliore di tutti gli altri paesi in via di sviluppo, e le riforme del suo premier. Al contrario il Financial Times, in un editoriale arcigno, ricordava come la crescita recente del pil (6,9 per cento) non sia frutto dello sviluppo economico, ma di una nuova metodologia di calcolo. Legittima, ma priva di valore per l’economia reale, per la quale Modi non ha ancora fatto abbastanza.

Si vede, in questi pezzi così distanti, la difficoltà degli analisti nell’interpretare l’azione di Modi in campo economico. L’economia indiana cresce, sì, ma soprattutto per ragioni congiunturali come il crollo del prezzo del petrolio, e molte delle riforme di Modi, che ha facilitato gli investimenti e alleggerito la burocrazia, sono temporanee a causa della forte opposizione che il premier affronta in Parlamento. Una nuova ondata di investimenti internazionali sta giungendo in India, ma per ora è spinta più dalla promessa di un ambiente favorevole al libero mercato che dalle riforme strutturali. Questo mese Modi presenterà la sua seconda finanziaria, e sarà il banco di prova definitivo della capacità riformatrice del governo. La Modinomics si muove, ma con lentezza, e la riserva di speranza degli investitori si esaurisce.