Precisazione dell'Istat a un nostro articolo. La replica di Roberto Volpi

Redazione

Gentile Direttore, abbiamo letto come sempre con attenzione l’articolo di Roberto Volpi “Perché in Italia si fanno così pochi figli (e come se ne può uscire)”, pubblicato il 13 febbraio sulla versione on line del Suo giornale, apprezzandone le competenze di demografo e la buona scrittura.

Gentile Direttore,

 

abbiamo letto come sempre con attenzione l’articolo di Roberto Volpi “Perché in Italia si fanno così pochi figli (e come se ne può uscire)”, pubblicato il 13 febbraio sulla versione on line del Suo giornale, apprezzandone le competenze di demografo e la buona scrittura. Questa volta però il professor Volpi sembra aver dimenticato che l'Istat diffonde le stime preliminari degli indicatori demografici a gennaio/febbraio da oltre un decennio, salvo nei due anni a cavallo del Censimento quando si interrompe il calcolo della popolazione.

 

Afferma infatti che Ma chi è Giorgio Alleva, Speedy Gonzales? Forse no, ma certo che si sta cavando le sue belle soddisfazioni. Come abbia fatto a pubblicare i dati demografici del 2014 già agli inizi di quest’anno, e per la precisione il 12 febbraio 2015, quando mediamente occorre aspettare giugno-luglio per avere i dati dell’anno prima, è quasi un mistero. Nessun mistero dunque, ma ordinaria amministrazione, anche se l’Istat si prodiga continuamente a rendere più tempestiva la diffusione dei dati che produce, e apprezza il competente commento di esperti, importante azione civile di valorizzazione dei dati su cui far riflettere i cittadini.

 

A beneficio dei lettori, informiamo che le stime degli indicatori demografici sono prodotte in base all’analisi delle serie parziali di dati sul movimento della popolazione residente (nascite, decessi, trasferimenti di residenza), trasmessi dai Comuni all’Istat a livello micro e macro. Tale metodologia consente di stimare per l’intero anno gli stessi aggregati tanto nella loro dimensione globale quanto nella loro principale articolazione strutturale (sesso, età, cittadinanza, territorio, origine/destinazione). Alla luce dei dati anagrafici definitivi successivamente rilasciati, le stime degli indicatori demografici hanno margini di oscillazione minimi, risultando pertanto largamente attendibili anche ex post. Le chiedo di pubblicare queste precisazioni, per una corretta informazione ai lettori sull’attività dell’Istituto nazionale (e non “centrale” come scritto nell’articolo sopracitato, ndr) di statistica.

 

Patrizia Cacioli
Direttore della Comunicazione

 


 

Risponde Roberto Volpi

 

Allora, vediamo, senza andare né troppo indietro né troppo per il sottile, ecco le ultime due uscite Istat al riguardo: "Indicatori demografici. Stime per l'anno 2013" - giugno 2014. "Indicatori demografici. Stime per l'anno 2014" - febbraio 2015. Ovvero come avevo detto nell'articolo: da giugno si è passati a febbraio, per le stime della popolazione. Serve la riproduzione o all'Istat se le trovano da soli?

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