Corruzione, ok della Commissione giustizia all'aumento della pena

Arriva l'ok della commissione Giustizia ad aumentare la pena della corruzione cosiddetta 'propria' che passa da un minimo di sei a un massimo di dieci di reclusione (invece che da un minimo di quattro a un massimo di otto). Un emendamento del relatore Nico D’Ascola prevedeva di aumentare fino a dieci anni la stessa pena ma lasciava intatta la pena minima prevista attualmente dal codice penale. Ieri in Commissione era stato approvato l'emendamento del Movimento 5 stelle che aumentava la pena per i reati di corruzione per i pubblici ufficiali da cinque a sei anni.

Il presidente della stessa commissione, Francesco Nitto Palma (Ncd), ha spiegato che si rischia l''irrazionalità dell'intero sistema sanzionatorio dei reati contenuti nel ddl anticorruzione.  Se, in sostanza, il testo del governo dovesse passare così come in commissione Giustizia, la pena per la corruzione diventerebbe, per esempio, "più rilevante rispetto a quella per la corruzione in atti giudiziari".

Intanto il governo non ha ancora depositato in commissione Giustizia l'emendamento sul falso in bilancio e, spiega ancora Palma, bisogna capire quanto tempo occorre al relatore per rivedere tutto il sistema sanzionatorio: "Se il governo ci avesse pensato prima e non si fosse solo limitato allo spot "da sei a dieci" sarebbe stato meglio".

Ora però si valuta l'ipotesi di un emendamento correttivo del sistema sanzionatorio. La valutazione e il compito spetterebbero al relatore del provvedimento, il senatore D'Ascola. "Un emendamento del governo introduce modifiche al sistema delle sanzioni che vanno valutate nel loro insieme perché vengano coordinate" dal punto di vista della gravità del fatto", spiega D'Ascola che, a margine dei lavori della commissione, aveva spiegato che la questione si pone soprattutto rispetto all'aumento delle pene minime.