La paranoia non dà lavoro
Il miglioramento del mercato del lavoro è minimale: a gennaio l’occupazione sale dello 0,1 per cento, la disoccupazione scende della stessa percentuale, su base mensile dice Istat. E’ un segno in qualche modo incoraggiante se si pensa che l’anno scorso il tasso di disoccupazione era al 12,7 per cento.
Il miglioramento del mercato del lavoro è minimale: a gennaio l’occupazione sale dello 0,1 per cento, la disoccupazione scende della stessa percentuale, su base mensile dice Istat. E’ un segno in qualche modo incoraggiante se si pensa che l’anno scorso il tasso di disoccupazione era al 12,7 per cento, livello record, ma contrasta con quello debole della ripresa del pil (più 0,1 nelle previsioni Istat per il 1° trimestre). Non basta per avere un miglioramento duraturo dell’occupazione e insieme ridurre il rapporto debito/pil. A questo scopo servono gli investimenti nell’industria, nelle infrastrutture e nel sistema finanziario. In questo quadro, la carta decisiva consiste nel dare spazio all’iniziativa privata, superando vecchi tabù, derivanti dalla paura delle sfide dell’economia aperta, che porta ad arroccarsi nelle politiche del “piede di casa”: come quella della clausola difensiva del 51, che dà il controllo assoluto di una compagnia.
Restare ancorati a questo mantra ideologico non ha senso. La Fondazione Monte dei Paschi di Siena, che si era aggrappata a questa linea pur non avendo i mezzi per difenderla, ha dovuto fare una ritirata obbligata quando effetti rovinosi si erano già prodotti. Lo stesso può accadere a Rai Way per l’Opas di Ei Tower di Mediaset che mira a unificare i due sistemi di trasmissione via etere di informazioni, per raggiungere una massa critica rispettabile. Lo steccato del 51 per cento non è necessario per il controllo pubblico di un’impresa, vedi Eni ed Enel. Danneggerebbe la Rai che per mantenere tale quota e investire in sviluppo dovrebbe avere un certo capitale. O forse il Cav. è meno presentabile degli emiri del Qatar?
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