Madia e la concertazione rottamata. I sindacati si infuriano
Il ministro aveva annunciato al Foglio una riforma epocale per una riorganizzazione dei dipendenti statali. Ma ecco le "resistenze" che evocava. I sindacalisti rimpiangono la "Sala Verde".
Sindacati infuriati che parlano di "arroganza gratuita" da parte del ministro Marianna Madia, dopo l'intervista rilasciata al Foglio e pubblicata oggi. Sono le "resistenze" cui accennava anche il ministro illustrando quella che ha definito "la più grande operazione di mobilità di dipendenti pubblici nella storia repubblicana”.
Ed eccole pronte, le "resistenze": i segretari generali di Fp-Cgil Cisl-Fp Uil-Fpl e Uil-Pa, Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili contrattaccano, colpiti nell'orgoglio. Non hanno gradito il punto in cui il ministro ha sottolineato che "l'intesa la troviamo noi politici, con l’aiuto dei nostri tecnici. Su questo non torna la vecchia concertazione”. I sindacati la definiscono una "provocazione fuori luogo". "Anche perché, quale grande innovazione ha portato questo governo?", si chiedono. Il governo, accusano i sindacalisti, non ha le idee chiare, o almeno non le ha illustrate ai sindacati, come sarebbe dovuto secondo buona prassi concertativa oramai rottamata (Sala Verde chi?).
"Per non parlare – aggiungono – delle tabelle di equiparazione: di governi e di tecnici in questi anni ne abbiamo visti parecchi, ma i risultati? E poi c'è il turn-over fasullo, la semplificazione sempre rimandata, l'eterno ritornello dei licenziamenti: meglio occuparsi dei 112 mila precari della Pa lasciati senza certezze''.
[**Video_box_2**]"Tweet a parte, su contratti, competenze e qualità dei servizi non è cambiato niente". E ancora. ''La verità è che sulle province si parla di esuberi prima di avere un progetto di rete di servizi, si fanno numeri prima di aver mappato le professionalità, si definisce ''storica'' un'operazione che di storico ha solo il caos che lascia a lavoratori e cittadini'', ribadiscono Dettori, Faverin, Torluccio e Attili.
“Chi lavora nella Pa è il motore di questa riforma. Che però riteniamo necessaria per rendere la vita più semplice a 60 milioni di italiani", aveva detto Madia al Foglio. Sì, ma fino a un certo punto, rispondono i sindacati, che insistono: "Ci aspettiamo di essere coinvolti". Aspettano.
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