Le sirene cinesi di Cameron
Constant accommodation” è il termine che un alto funzionario della Casa Bianca ha usato con i giornalisti del Financial Times per raccontare lo scontro notevole in atto in questi giorni tra i due protagonisti della “special relationship” atlantica, America e Inghilterra. La “condiscendenza costante” è quella del governo inglese nei confronti della potenza cinese, che gli americani, in misura sempre maggiore, vedono come una minaccia oltre che un rivale. Su questo, però, sembra che gli inglesi non siano d’accordo, e l’ultima mossa di Londra, che giovedì ha annunciato il suo ingresso nell’Asian infrastructure investment bank, un’organizzazione creata da Pechino con lo scopo esplicito di contrastare l’influenza dell’occidente sulla Banca mondiale e sul Fmi, ha provocato la reazione furente degli americani. Questo trend verso la “condiscendenza costante” dell’Inghilterra, ha detto l’alto funzionario americano al Ft, “non è il modo migliore per relazionarsi con una potenza emergente”.
Ma Cameron, che fin da un suo viaggio a Pechino nel 2013 aveva detto di voler “cambiare l’attitudine dell’Inghilterra verso la Cina”, guarda con realismo alle possibilità di una relazione migliore con il gigante asiatico, e le prove della condiscendenza inglese – dai mancati colloqui con il Dalai Lama alle proteste inesistenti durante la crisi di Hong Kong dell’anno scorso fino alla rottura del protocollo reale per far incontrare il premier cinese Li Keqiang con la regina Elisabetta – sono molte. Le sirene delle potenze emergenti si sentono forti nella vecchia Londra, ma il calcolo realista dei benefici deve considerare anche i colpi non richiesti dati alla “special relationship” con l’amico Obama.
Il Foglio sportivo - in corpore sano