Un'ipocrita Liberazione
Alle prossime celebrazioni della festa della Liberazione, se non cambiano le cose, parteciperanno delegazioni di movimenti palestinesi (che non hanno peraltro mai rinnegato gli appelli lanciati dal gran mufti di Gerusalemme che invitava a combattere insieme alle armate hitleriane), mentre saranno esclusi i reduci della brigata ebraica che si è distinta per l’eroismo con cui ha combattuto il Terzo Reich. Com’è che si è arrivati a una situazione che non è solo paradossale ma francamente intollerabile? Da anni nelle sfilate della Resistenza i rappresentanti ormai anziani della brigata ebraica sono fatti segno di dileggio e di provocazioni da parte di gruppi di arabi di varia estrazione, senza che le organizzazioni partigiane che convocano queste manifestazioni abbiano sentito il dovere di reagire.
Ora l’associazione dei deportati ha chiesto che sia garantita la presenza degli ebrei deportati e di quelli che hanno combattuto il nazismo, il che risulta impossibile se restano gli inviti alle sedicenti rappresentanze della resistenza palestinese (che comunque la si consideri non è la Resistenza al nazismo che si ricorda il 25 aprile). Non avendo avuto risposte, l’associazione dei deportati ha dovuto rinunciare a partecipare a una manifestazione che dovrebbe essere la sua, perché mediocri ragioni di opportunismo politico hanno indotto le organizzazioni partigiane a non chiarire i rapporti con chi partecipa ai cortei solo per esprimere l’odio nei confronti degli ebrei, che nel momento del ricordo della lotta contro il nazismo dovrebbe essere bandito. Se sarà così, se le autorità resistenziali e i partiti che le appoggiano non ci ripenseranno, sarà davvero una festa della Liberazione falsa e triste.
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