Di chi è la scuola
Matteo Renzi ha ragione di stupirsi per il fatto che l’annuncio dato dal governo di essere intenzionato ad assumere ben centomila nuovi insegnanti abbia suscitato la protesta dei sindacati della scuola che rispondono proclamando, per una volta unitariamente, uno sciopero generale dell’istruzione. O meglio, avrebbe ragione di stupirsi se fosse un ingenuo, ma siccome non lo è sa benissimo che il meccanismo degli incarichi temporanei è una delle funzioni più rilevanti dei sindacati scolastici. Basta frequantare un qualsiasi provveditorato per assistere alla “contrattazione” delle nomine, che è poi uno degli aspetti legati all’elefantiasi delle supplenze che hanno prodotto la massa di “precari” della scuola. Chiudere quel rubinetto, seppure con un forte costo e una certa rilassatezza sulla questione della selezione qualitativa del corpo insegnante, significa anche abolire un settore rilevante del “potere” sindacale che ha fatto per decenni il buono e il cattivo tempo nella scuola italiana, con gli effetti di dequalificazione complessiva che sono sotto gli occhi di tutti.
D’altra parte anche quando furono elargiti i famosi 80 euro la reazione dei sindacati fu gelida, proprio perchè questo miglioramento salariale non era stato preceduto da una trattativa che conferisse alle confederazioni il merito, per quanto fasullo, di avere “conquistato” gli aumenti. In fondo è la stessa reazione della Fiom alla decisione della Fiat, concordata con gli altri sindacati, di elevare le retribuzioni per effetto dell’aumento di produttività. Renzi ha replicato ricordando che la scuola è degli studenti, delle famiglie, degli insegnanti, non dei sindacati. C’è solo da sperare che questo diventi vero, visto che finora non è stato così.
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