Il saccheggio di Salvini e il saggio Bossi
Ovunque vada, sotto la linea del Po, lo trattano peggio del pullman della Juventus. Ieri ad Ancona gli hanno gridato “vattene, fascista”, l’altro giorno a Livorno gli hanno tirato le uova. Ma non gli spiace: comunque vada sarà un successo, è il suo mantra da street-fighter. Mediaticamente è efficace anche quando gli danno di “sciacallo” (o si comporta da). La guerriglia di Matteo Salvini, fuori dalle zone franche del leghismo, forse non sposta granché voti, ma offre l’immagine di un dinamismo politico che il resto della destra da molto tempo si sogna. E in attesa di capire se Salvini sia un fenomeno duraturo oltre che mediatico, bisogna provare a decifrarne anche le mosse di politica politicata, soprattutto nei confronti del centrodestra, alleato indispensabile e allo stesso tempo magazzino da saccheggiare. Sulle regionali Salvini ha una tattica a macchia di leopardo che confonderebbe qualunque analista. Nelle Marche ha annunciato che non sosterrà il candidato di Forza Italia: “Non sono uno di quelli che pur di vincere fanno l’accordo”. In Liguria, però, sostiene Giovanni Toti assieme ad Area popolare, insomma a quei centristi per via dei quali, pur di non stare con loro, ha cacciato Flavio Tosi dalla Liga e buttato nel frullatore i berlusconiani del Veneto.
Luca Zaia vincerà lo stesso, Forza Italia un po’ meno. Intanto Silvio Berlusconi medita di non mettere il suo nome nei simboli per le regionali e un pezzo dei suoi sembra pronto a salutare. Salvini tira calci a 360 gradi, provando ad annettersi più spazio possibile a destra, devastando il territorio che era stato casa comune. Forse non è nemmeno una strategia bislacca, per lui. Ma intanto ieri sera, a “Piazzapulita”, in un’intervista anticipata dalle agenzie, il vecchio capo, Umberto Bossi, ha trattato il giovane leader peggio che quelli di Ancona: “Salvini segretario? Non era previsto che io me ne andassi. Me ne sono andato dopo che la magistratura ha fatto il gran caos”, ha detto gettando una luce un po’ così sui fatti di casa propria. Ma soprattutto, pur riconoscendo che “il suo modo di fare finisce per piacere a molta gente”, lo ha bocciato come leader del centrodestra: “Ancora troppo giovane. Per adesso è Berlusconi, mi sembra. Non è che essere della Lega ti dà automaticamente la garanzia di esser capace a fare tutto”. E Bossi, come il Cav., è uno che la pancia della sua gente la conosce bene.
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