L'ubiquità del terrore
Un giovane marocchino, Abdel Majid Touil, è stato arrestato ieri su ordine di cattura internazionale emesso dalla Tunisia che lo accusa di aver partecipato all’attentato terroristico che il 18 marzo provocò una strage al museo del Bardo (24 i morti, 4 con passaporto italiano). Era arrivato in Italia su un barcone partito dalla Libia e questo ha innestato la polemica sull’uso da parte dei terroristi delle rotte degli scafisti per raggiungere l’Europa. I pm verificheranno nelle prossime ore la consistenza delle accuse delle autorità tunisine e allo stesso tempo la fondatezza dell’alibi fornito dai familiari che sostengono che il giovane non si fosse allontanato dalla sua casa nel milanese nei giorni della strage. Paradossalmente l’incertezza di queste ore conferma come sia impossibile liquidare i numerosi allarmi – a cominciare da quelli lanciati dai servizi britannici e spagnoli – sull’utilizzo dei flussi di emigrazione clandestina dalle sponde nordafricane da parte dei terroristi dello Stato islamico.
In Italia non si è finora voluto dar credito a queste segnalazioni, probabilmente per una sorta di sindrome del politicamente corretto. Si dice che i terroristi, caso mai, arrivano in aereo con documenti regolari, ma si trascura il fatto che chi rischia la vita per mettere in atto crimini alimentati dal fanatismo non ha certo paura di un naufragio. D’altra parte affermare che ai clandestini si mescolano anche terroristi non significa, ovviamente, sostenere che tutti i clandestini siano terroristi e debbano essere trattati come tali. Per contrastare il terrorismo internazionale non serve l’isteria, è necessaria una collaborazione intensa tra i servizi occidentali e quelli dei paesi del maghreb come Tunisia ed Egitto. E bisogna evitare che prevenzioni ideologiche in qualsiasi senso attenuino la vigilanza. La scelta compiuta sinora dalle autorità italiane – speriamo non dai servizi – di escludere la possibilità che i terroristi si infiltrino nei barconi è stata un errore, indipendentemente dall’esito che avrà l’inchiesta sul marocchino di cui Tunisi chiede l’estradizione. D’altra parte l’esigenza di fermare il traffico degli schiavisti sussiste indipendentemente dal pericolo di infiltrazioni terroristiche. Si tratta di due fenomeni diversi ma che insistono su territori come quelli libici, nei quali non esiste alcun governo legale in grado di assicurare un minimo di ordine. Affrontare queste sfide è arduo, per questo bisognerebbe evitare strumentalizzazioni. La probabilità che gli stragisti siano tra noi è elevata, come dimostrano gli attentati a Parigi e in altre capitali europee, perciò occorre snidarli quale che sia la loro provenienza, e cercare di governare al contempo il fenomeno migratorio. Senza confusioni ma anche senza sottovalutazioni.
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