Gli alberi di Rep. e il tic allarmista
Il tic del catastrofismo è vivo, e lotta insieme a noi. Succede che due giorni fa la rivista scientifica Nature pubblica uno studio di un team di ricercatori dell’Università di Yale che ribalta una delle convinzioni più diffuse da decenni: sulla Terra gli alberi sono molti di più di quelli che avevamo pensato, e cioè tremila miliardi. Otto volte più della stima precedente, ferma a 400 miliardi. In un mondo che stando alle dichiarazioni di esperti e media si sta deforestando e desertificando, una bella notizia.
Intervistati dalla Bbc, i ricercatori hanno ovviamente spiegato che di fatto la scoperta cambia poco, non è che adesso c’è di colpo più ossigeno disponibile o più foglie che possono assorbire CO2 e salvarci tutti da morte certa per riscaldamento globale (ah, lo sapete che l’estate appea passata in Inghilterra è stata la più fredda da qualche anno a questa parte?). La notizia però c’è, sorprende e fa capire che di questo pianeta su cui viviamo evidentemente sappiamo ancora troppo poco. Poi uno ieri apre Repubblica, e vede che il giornalone sempre attento all’ambiente e alle rinnovabili dedica alla notizia un’intera pagina (con qualche problema di traduzione dei numeri, che diventano tre miliardi di miliardi) . Titolo: “Alberi, un patrimonio dimezzato”. Là dove la notizia non è che ci sono più piante di quante si fosse immaginato, ma che ce n’è molte di meno rispetto a… 11.700 anni fa. Ma il capolavoro è in prima pagina, là dove il rovesciamento è completo: “Sono la metà rispetto agli alberi che vivrebbero sul pianeta se non esistesse l’uomo”. E anche per oggi Rep. ci ha assicurato la nostra dose di catastrofe quotidiana.
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