La ripres(in)a del lavoro
La ripresa del ciclo economico in Europa interessa anche il mercato del lavoro italiano. L’Istat ha comunicato che in agosto sono stati creati 69 mila nuovi posti di lavoro, dato che se confrontato con lo stesso periodo dell’anno precedente evidenzia un progresso di 325 mila nuovi impieghi in un anno. Il tasso di disoccupazione in agosto è sceso all’11,9 per cento (flessione di 0,1 punti rispetto a luglio e di 0,7 rispetto ad agosto 2014), in calo per il secondo mese consecutivo e ai minimi da febbraio del 2013. Specularmente aumenta il tasso di occupazione al 56,5 per cento, più 0,2 per cento su base mensile, più 0,9 anno su anno. Ha inciso l’aumento dei contratti a termine nel corso del trimestre marzo-agosto – su 107 mila nuovi impieghi, 94 mila sono a termine. S’è dunque registrato un aumento dei lavori temporanei dell’88 per cento nel periodo estivo, come ha calcolato Mario Seminerio su Phastidio.net.
Evidente il traino del comparto della somministrazione – ristorazione, alberghiero, indotto turistico – che da inizio anno ad agosto ha registrato un aumento del 21 per cento delle assunzioni con un andamento stabile lungo l’estate; non è secondario l’effetto dell’Expo inaugurato a maggio che ha assorbito forza lavoro per un tempo dato. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha valide ragioni di esultare perché la ripresa ciclica viene confermata anche dai numeri Istat; Banca d’Italia aveva già evidenziato il progresso in riferimento all’andamento del pil e alla fine della recessione.
Ma perché la ripresa diventi crescita strutturale bisogna attendere i dati di autunno e inverno. Le stime Istat relative ad agosto, poi, non rispecchiano soltanto l’effetto del Jobs Act, ovvero la riforma del lavoro tesa a incrementare gli impieghi a tempo indeterminato con particolare attenzione ai giovani neo-assunti mediante incentivi fiscali triennali alle imprese. Il cambiamento motivato dal Jobs Act è in un certo senso più profondo e strutturale – significativo per l’assorbimento della cassa integrazione e le nuove assunzioni, in particolare nel settore Auto – tale da spingere il premier a cassare ancora una volta l’ipotesi di introdurre il reddito di cittadinanza.
[**Video_box_2**]Un rapporto del World economic forum (Wef) scriveva che le “riforme strutturali del mercato del lavoro sono la forza trainante di un forte miglioramento complessivo della competitività dell’economia in Italia” che nella classifica della competitività è salita in 43esima posizone (da 49) su 140 paesi. Il Wef nota però delle carenze nell’efficienza del mercato del lavoro. “C’è ancora molto da fare”, chiosa. Se come dice Renzi la legge di stabilità rappresenta “la svolta definitiva”, è bene che questa svolta arrivi sul versante dell’incentivazione della contrattazione aziendale per aumentare la produttività. I dati Istat sono un buon inizio da celebrare, con cautela.
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