Ventimiglia, cartolina dall'inferno
Immigrati accampati da settimane al confine francese, sbarrato da una testarda preclusione del governo di Parigi sgomberati dalle forze dell’ordine italiane. Le colpe della Francia e i ritardi dell'Italia
Arriva da Ventimiglia l’ennesima “cartolina dall’inferno”. Immigrati accampati da settimane al confine francese, sbarrato per loro da una testarda preclusione del governo di Parigi, con il sostegno dei centri sociali, sono tornati a occupare le scogliere, dopo che le forze dell’ordine italiane hanno deciso di sgomberare il loro accampamento. Naturalmente dal punto di vista giuridico non c’è niente da dire: l’Italia salva i migranti in mare, si batte con un certo successo per cambiare il patteggiamento europeo verso questo fenomeno, ma ha anche per questo tutto il diritto di chiedere ai rifugiati di rispettare le leggi. Se tutto questo è accaduto, va detto chiaro, è perchè le autorità francesi, prodighe di belle parole sul diritto di asilo, poi hanno creato una barriera insuperabile per tenere fuori dai suoi confini un centinaio di immigrati che volevano raggiungere il territorio francese. L’evidente sproporzione tra la dimensione specifica di questo problema e l’impiego esagerato di forze al confine fa capire che in realtà il governo di François Hollande punta solo a ottenere un risultato propagandistico, incalzato com’è dalle agitazioni del Front national. Per ottenere questo peraltro dubbio risultato, Parigi non ha esitato a creare un mezzo incidente con l’Italia, nella convinzione che alla fine nessuno gli farà pagare qualche prezzo per l’atteggiamento arrogante.
L’Italia, va detto, ha fatto tutto il possibile, ha tollerato a lungo anche l’illegale occupazione degli scogli, ora procederà al riconoscimento degli immigrati per selezionare i richiedenti asilo dai clandestini, ma ha dovuto affrontare una situazione critica solo per l’assurda intransigenza francese. La Francia si è impegnata ad accogliere qualche decina di migliaia di profughi sbarcati in Italia e in Grecia, nel corso dell’ultimo vertice europeo. Non le sarebbe costato nulla far entrare qualche decina di loro dalla frontiera di Ventimiglia, per poi procedere ai controlli e nel caso all’accoglienza o al rimpatrio. Ha scelto invece di creare un caso, che oggi ha un suo epilogo non lieto con lo sgombero forzato cui è stata costretta l’Italia. Nelle reazioni internazionali conta molto anche il tono e lo stile con cui vengono tenuti i rapporti. Il governo francese si è comportato con l’Italia con una supponenza insopportabile, come se avesse qualche ragione per vantare una sorta di superiorità morale (che non si vede su cosa si possa fondare). Non sono certo i tempi della grandeur di gaullista memoria: quello che fu lo spirito repubblicano sembra offuscato da miserevoli egoismi e da piccinerie nazionalistiche. L’Italia ha dovuto sopportare ai suoi confini le conseguenze di questo atteggiamento insolente, c’è da sperare che non se ne dimenticherà tanto facilmente.
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