Secondo i servizi segreti i foreign fighters italiani sono circa 90
Giampiero Massolo, direttore di uno degli organi dei servizi segreti italiani, il Dipartimento italiano del informazioni per la sicurezza (Dis), ha detto lunedì che i combattenti stranieri dello Stato islamico collegati in qualche modo all'Italia sono circa 90. "C'è una lista di persone che seguiamo”, ha spiegato Massolo all'evento Roma InConTra. "Gli italiani, figli di genitori italiani, sono meno di dieci". Per la maggior parte, i foreign fighters italiani sono immigrati o figli di immigrati. Massolo ha detto non esistono a oggi prove dell'esistenza di una cellula terroristica attiva in Italia. Le stime presentate dal direttore del Dis confermano quanto già dichiarato lo scorso settembre dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che aveva parlato in un intervento televisivo di 87 foreign fighters, sei di nazionalità italiana e altri sei con doppio passaporto.
Le probabilità che dei lupi solitari colpiscano il nostro paese, ha spiegato il direttore, sono però non valutabili. "Ci possono essere possibili attentatori che possono avere una rete di amicizie e favorire la nascita di microcellule. E' quanto accaduto in Francia e in Belgio, non ancora in Italia", ha detto Massolo.
I servizi italiani si preoccupano soprattutto del mantenimento della sicurezza per il Giubileo che inizierà il prossimo 8 dicembre. Secondo il direttore del Dis non esistono prove di minacce dirette contro la Capitale o contro altre regioni italiane, ma l’esperienza di Francia e Belgio dimostra che intercettare i lupi solitari legati direttamente o attratti dall'estremismo islamico resta difficile. "Un attentato potrebbe verificarsi in qualsiasi momento perché i terroristi vogliono un'azione eclatante, o per il numero di persone coinvolte o per il luogo o il momento in cui l'attacco è compiuto", ha spiegato Massolo.
[**Video_box_2**]Secondo le ultime stime, ci sono oltre 3 mila foreign fighters in Siria e Iraq, metà dei quali arrivano dalla Francia, seguita da Regno Unito, Germania, Olanda e Belgio. Lo scorso marzo, il capo dell'unità Antiterrorismo italiana, Mario Papa, aveva detto alla Commissione Schengen che la minaccia maggiore è l'eventuale rientro in patria dei combattenti stranieri in guerra nel medio oriente.
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