Passeggiate romane
Le due guerre di Renzi
Non solo magistrati. Il retroscena nel duello con Marino e il vero scontro sulla legge di stabilità nei palazzi del potere. Appunti per capire la settimana che verrà per il presidente del Consiglio
Croce e delizia. La Rai, da sempre, è territorio incontrastato dei partiti. E nello stesso tempo è la loro condanna, perché ogni volta che un governo tenta di metter mano alla riforma della televisione di stato, subito viene accusato di liberticidio. Insomma, Rai croce e delizia della politica italiana. E, visti i tempi, c’è di più. Al contrario di prima, ora non si calcolano solo i minutaggi per partiti o per leader, ma si calcola anche il numero degli inviati che vengono mandati per ogni personalità. Se si tratta del Papa, la mannaia della pubblica disapprovazione non scende, ma per chiunque altro si. Basta vedere le polemiche suscitate dal numero di giornalisti che seguiva Matteo Renzi in ogni suo viaggio. Da allora non solo la Rai si è fatta furba e calibra le presenze per testata, ma anche i politici italiani adesso “stanno accorti” ed evitano di avere il solito codazzo dietro. Per questa ragione, nei modi che gli sono abituali, cioè con riservatezza e grande cautela, il presidente della Repubblica ha fatto sapere a viale Mazzini che non vuole clamore per le sue trasferte. Il che significa che non vuole più che ogni testata giornalistica mandi un inviato a seguirlo. Insomma, Sergio Mattarella, che intende svolgere il suo settennato all’insegna della sobrietà, tramite i suoi uffici, ha informato la televisione di Stato che non intende finire nel calderone mediatico delle polemiche, magari con un articolo del “Fatto” che fa le pulci alle spese di viale Mazzini per il presidente. Superfluo aggiungere che l’inquilino del Colle è stato accontentato.
Vendetta, tremenda vendetta (1). Prosegue la guerra tra Ignazio Marino e il Pd. Il partito democratico si teneva in serbo la notizia che dal 2014 il sindaco di Roma non rinnova la tessera e che non l’ha ancora chiesta nemmeno nel 2015. Era intenzione del Pd far filtrare la notizia a tempo debito, rimarcando (come ha poi fatto) che il primo cittadino della Capitale deve al partito diverse migliaia di euro. Ma Marino ha bruciato sul tempo il Nazareno e ha fatto uscire prima, tramite qualche giornalista amico, la notizia. Condendola con un particolare che al Pd romano non risulta: e cioè che il sindaco ha comunque versato centinaia di euro al partito.
Vendetta tremenda vendetta (2). Già al partito, non al suo partito. Perché la mancata iscrizione ha come conseguenza immediata il decadimento del sindaco da qualsiasi organismo dirigente, Direzione inclusa. Per farla breve: Marino non fa più parte del Partito democratico. E siccome questa volta se a Roma primarie saranno, saranno primarie di partito, Marino non vi potrà partecipare.
Vengo anch’io, no tu no. Raccontano che sulla legge di stabilità non vi siano state vere frizioni, come pure si è scritto, tra Quirinale e palazzo Chigi, ma, semmai, tra il governo e via XX Settembre. La differenza di vedute non riguardava tanto Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan, che, alla fine un accordo lo trovano sempre, ma gli uffici del ministero del Tesoro e palazzo Chigi. Pare che i tecnici di via XX Settembre non abbiano toccato palla e siano stati scavalcati da quelli che lavorano con il presidente del Consiglio. Ovviamente i tecnici emarginati non hanno gradito il fatto di essere stati estromessi per l’ennesima volta dalle decisioni delicate e importanti del governo e hanno provveduto a diffondere alcune notizie con un certo anticipo.
Grillo-mania. Dopo un primo momento di sconcerto dovuto al fatto che Matteo Renzi ha annunciato di non voler abolire la cosiddetta Imu per i castelli, ancor prima che loro ingaggiassero la battaglia, gli esponenti della minoranza del Partito democratico si sono ripresi. E sono molto agguerriti. Stanno studiando l’opportunità di presentare alcuni emendamenti alla Legge di Stabilità con i grillini.
Il Foglio sportivo - in corpore sano