Contro lo Stato Islamico? Non armiamoci e partiamo. L'ultima di Erri De Luca

"Oggi abbiamo bisogno della mobilitazione delle forze disarmate”, ha scritto l’intellettuale italiano Erri De Luca sul Monde, commentando la necessaria reazione agli attacchi terroristici di Parigi. Anche se “terrorismo” non si dice, spiega il beniamino dei No Tav, meglio “infamia”. Contro lo Stato islamico, comunque, non armiamoci e partiamo: “Perché il fronte si è sbriciolato dappertutto e ciascun cittadino deve compiere il suo turno di guardia. (…) Presto il teatro, la musica, la letteratura, il cinema si faranno l’eco a vicenda. Teatro, musica, letteratura, cinema: questo è l’ordine di apparizione della coscienza civile di un paese”.

De Luca è solo l’ultimo di una lunga serie di pacifisti italiani che nelle ultime settimane, pur di opporsi all’ipotesi d’intervento con truppe sul terreno o aviazione militare contro lo Stato islamico in Siria e in Iraq, si sono improvvisati strateghi. Oscilliamo tra un Giulietto Chiesa per cui l’Isis proprio non esiste (“La Francia è un paese terrorista, i suoi servizi hanno armato gli attentatori”) a un Gino Strada di Emergency tranchant (“La guerra non solo è uno strumento stupido e crudele, non funziona neanche”). Si sono uniti a loro figure più istituzionali, come il presidente della Camera, Laura Boldrini, secondo la quale “le bombe rafforzano il Califfato”, ergo “è necessario essere più attivi nel contrasto digitale di Daesh (perché la prima arma contro lo Stato islamico, ovviamente, è non chiamarlo per nome, ndr), che sul web recluta e addestra”. Con le derivazioni più buffonesche dei grillini trattativisti col Califfo o degli autocandidati mediatori à la Rosario Crocetta. Tutto è possibile, insomma, eccezion fatta per un bagno di realtà.