Adozioni pericolose
Matteo Renzi ha rivendicato la scelta del diritto di adozione del figlio di un partner di una coppia omosessuale da parte dell’altro. L’idea era già stata avanzata alla Leopolda del 2014 e il premier in vista del dibattito parlamentare non vede nessuna ragione per stralciarla (anche se intende mantenere la questione nell’ambito parlamentare, senza interventi governativi e quindi senza voti di fiducia). Così, però, non tiene conto dello sviluppo che ha avuto il dibattito sulle unioni civili, che aveva trovato un punto di equilibrio quando ci si era accordati per evitare ogni riferimento al diritto di famiglia, proprio per non conferire alle unioni un carattere para-matrimoniale.
La questione delle adozioni, invece, riapre quel contenzioso e fornisce un argomento a chi teme, non infondatamente, che in questo modo si favorisca la pratica – proibita in Italia ma consentita all’estero – dell’utero in affitto. Non si tratta solo di una questione di tecnica parlamentare, ma di una lacerazione su un tema di coscienza che può innestare una sorta di “guerra di religione”. Affrontare in modo garibaldino una questione tanto delicata, proprio mentre si predica l’esigenza di rinsaldare la coesione nazionale, è un rischio troppo alto per Renzi.
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