L'articolo di LIbero con l'intervista a Angelica Benazzi, che ha adottato una nutria

Non ci restano che le nutrie

Redazione
L’inutile e pericoloso allarmismo sulla morte per parto e altre mostruosità

L’“emergenza morti per parto” è l’ennesimo caso di allarmismo irrazionale e ingiustificato. Il consueto, pericoloso tormentone utile a riempire il vuoto di notizie tra Natale e l’Epifania. Abbiamo avuto l’emergenza-smog, quella dei pitbull che mangiavano i bambini, eccetera. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha detto ieri che “si tratta di una sfortunata coincidenza” se cinque donne sono morte partorendo tra il 25 e il 31 dicembre. Le inchieste – doverose – sono partite, ma già i primi risultati degli ispettori scagionano gli ospedali. Morire di parto è un’eventualità rara e remota, ma esiste – sembra che solo il Codacons non accetti la realtà, e ha già pronto l’esposto alla magistratura. A mettere in fila i numeri, infatti, i conti degli allarmisti non tornano. Ogni anno in media 50 donne muoiono in Italia per conseguenze legate al parto, un numero basso confrontato con quello di altre realtà europee. Il nostro paese è tra quelli con il tasso di mortalità per parto tra i più bassi dei paesi avanzati (la media è di venti decessi ogni centomila parti, ma in Italia la statistica è dimezzata).

 

Serena Donati, responsabile del Sistema sorveglianza mortalità materna dell’Istituto superiore di sanità, ha detto ieri all’Ansa che tra i fattori di rischio per le madri ci sono “l’aumento dell’età materna, le condizioni di deprivazione sociale e il basso livello di istruzione, l’utilizzo del taglio cesareo laddove non necessario”. E allora vale la pena fare una riflessione più culturale che allarmista. Le donne fanno figli sempre più tardi, il che aumenta la possibilità che si creino delle complicazioni. L’Italia è un paese che invecchia e che ha un tasso di natalità tra i più bassi del mondo. Far passare il messaggio che di parto si muore, che l’unico modo per eliminare completamente il fattore di rischio è decidere di non avere figli, è l’inizio dell’eutanasia di un paese. E a quel punto, davvero non ci resteranno che le nutrie – come ha detto ieri a Libero la signora Angelica Benazzi: “I bimbi non mi sono mai piaciuti, mi disturbano. […] Riesco a instaurare un rapporto migliore con gli animali. Se io potessi fare un figlio sapendo già che uscirà nutria o topo sarei felice”. Mostruosità per mostruosità, tutto vale.