I falsi allarmi oscurano i guai campani
La semplicioneria di certa stampa italiana è una nota patologia, tuttavia lunedì e martedì si è superato il limite del buon senso: il circo mediatico ha perso l’aderenza alla realtà su un tema tanto controverso quanto maldestramente trattato negli anni scorsi dalle cronache, con effetti nefasti per l’economia agricola del territorio campano. Parliamo della Terra dei fuochi. I maggiori quotidiani nazionali hanno dato eccessivo credito alle dichiarazioni della senatrice del M5s, Paola Nugnes, lanciate dalle agenzie stampa a partire dalle 14.00 di lunedì. Nugnes ha parlato di uno studio dell’Istituto superiore di sanità pubblicato nel maggio 2014 (“Mortalità, ospedalizzazione e incidenza tumorale nei comuni della Terra dei fuochi in Campania”) per accusare il governo di “colpevoli ritardi” sulle bonifiche dei luoghi interessati. Una vecchia notizia che i quotidiani usciti ieri hanno preso per nuova, gonfiandola: “La Terra dei fuochi uccide i bambini” (Unità), “Emergenza bambini nella Terra dei fuochi, tumori già a un anno” (Corriere della Sera), “Terra dei fuochi, tumori anche nei neonati” (Repubblica), “Più vittime e tumori, il nuovo allarme sulla terra dei fuochi” (Messaggero), “Terra dei fuochi, crescono i casi di tumore tra i bambini” (Stampa).
Perfino don Maurizio Patriciello, il parroco del disgraziato quartiere “Parco Verde” di Caivano, si è astenuto dal riprendere il rapporto (su Avvenire ha scritto di preti e camorra). Eppure Patriciello per mesi aveva maledetto i “pomodori avvelenati”, in chiesa e sui giornali, mentre il generale della Forestale, Sergio Costa, scavava nelle campagne caivanesi cercando fusti radioattivi – mai trovati – riuscendo allo stesso tempo a distruggere diversi raccolti. Un successo. Peraltro il rapporto Iss venne contestato nel metodo e nel merito già alla pubblicazione dal dottor Mario Fusco, responsabile del Registro tumori dell’Asl Napoli 3 sud, che aveva fornito i dati all’Iss. Fusco è ancora in collera perché, dice, che l’analisi dell’Iss è “falsata”. In sintesi, si identifica un’area di 55 comuni e 2 milioni e mezzo di abitanti come se fosse esposta a un unico fattore di rischio e inoltre si indugia sull’eccesso di mortalità nella Terra dei fuochi quando riguarda anche altre zone della regione. Senza contare che i trend temporali di mortalità oncologica in Campania nel periodo 1988-2010 (l’Iss arriva al 2011) sono decrescenti, non solo a livello regionale ma anche nelle province di Napoli e Caserta, ovvero l’epicentro dei falò d’immondizia. Il problema nascosto dalla cortina mediatica è che, come dice Fusco, “l’eccesso di mortalità chiama in causa molti altri elementi, tra cui – determinante – l’organizzazione e la governance del Sistema sanitario regionale”. Questione più seria delle esternazioni choc dei moralisti un tanto al chilo.
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